Boateng racconta gli insulti razzisti ricevuti: "Il calcio non fa molto"

Il centrocampista del Besiktas ricorda quando lasciò il campo contro la Pro Patria: "Era troppo, mi sentivo triste e arrabbiato"
Boateng racconta gli insulti razzisti ricevuti: "Il calcio non fa molto"© /Agenzia Aldo Liverani S.a.s.

TORINO – Interpellato sul problema nel razzismo, soprattutto nel calcio ma non solo, Kevin Prince Boateng dice la sua con schiettezza, senza paura, in una chiacchierata con Sky Sports. Il centrocampista di proprietà della Fiorentina, in forza al Besiktas, si dice lieto del gesto dei giocatori del Liverpool, che hanno omaggiato George Floyd: “È un buon inizio sapere che sono con noi. Ma cosa fa il calcio in generale? Non molto, una pubblicità in tv o uno striscione quando le squadre escono sul campo. Capisco che non è una posizione comoda per un calciatore, molti pensano che se dicono qualcosa o condividono la cosa sbagliata, perderanno un contratto o uno sponsor. Eppure non dici niente di male quando cerchi di aiutare la razza umana”.

Boateng e il razzismo contro la Pro Patria

Boateng ricorda l’episodio del 3 gennaio 2013, all’epoca in cui era al Milan, quando, durante un’amichevole con la Pro Patria, calciò via il pallone e smise di giocare a causa di alcuni cori razzisti: “E' stato il momento in cui ho deciso che era troppo – dice il calciatore tedesco naturalizzato ghanese - mi sentivo triste e arrabbiato, volevo mostrare al mondo che non avrei mai più lasciato che me lo facessero. Quando ero più giovane ho cercato di ignorare il razzismo  le persone che mi conoscono mi dicono che ho pianto, sono andato a casa e non ho detto più nulla. Ero un codardo, non ero abbastanza forte. Ora non sono più un codardo”. Il calciatore del Besiktas fa il triste elenco degli insulti ricevuti in carriera: “Mi hanno fatto il gesto della scimmia. Mi hanno detto che per ogni gol che avrei segnato mi avrebbero tirato una banana. E poi ‘ti metteremo in una scatola e ti riporteremo nel tuo paese’, ‘negro’, mi hanno gettato acqua e mi hanno detto che mi avrebbero pulito perché ero sporco”.

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