Cosa la inorgoglisce di più del Real Madrid?
«Mi inorgoglisce essere ilpresidente della istituzione sportiva più grande del mondo. E nello stesso tempo è una grande responsabilità perché devo essere all’altezza della circostanze e della storia. Io non devo tradire i tifosi, che vogliono vincere sempre, ma vogliono farlo con i nostri valori che sono sacrificio e rispetto dell’avversario, così come solidarietà, abbiamo infatti anche una fondazione Real Madrid che opera in tutti i continenti e abbiamo aperto 400 scuole sociali. Il legame con i nostri tifosi è qualcosa difficile da spiegare, ma è qualcosa che sperimentiamo in tutto il mondo e questa connessione con loro è un valore».
Qual è stato il momento più difficile della scorsa stagione?
«Tutti! Tutte le partite qui al Bernabeu sono notti magiche dove si celebra questa comunione fra i tifosi sugli spalti e i giocatori in campo che è molto difficile da spiegare. Ma è nel nostro DNA lottare fino alla fine e per questo tutte sono state difficili. Magari la più difficile è la partita contro il Manchester City, nella quale fino al minuto 89 e avevamo bisogno di due gol, abbiamo pareggiato e poi quando ci sono stati i supplementari dopo 6 minuti tutto il pubblico aveva capito che la qualificazione l’avevamo in mano. La verità è che vale sempre la pena vivere una notte al Bernabeu e vi invito tutti a venire perché, come dice Carletto: i giocatori del Real oltre a essere giocatori di grande qualità sono “madridisti”. Quindi l’unione di questa qualità e “madridismo” ci permette di vivere queste notti magiche. E qualcosa difficile da spiegare ma è questo che è capitato in tutte le partite della competizione».
Benzema è il nostro “Golden Player”. Qual è il segreto di Karim the Dream?
«Il segreto di Benzema è che è il miglior giocatore del mondo. Mi ricordo quando lo abbiamo preso dal Lione nel 2009, sono andato a casa sua perché era un ragazzino, aveva 20 anni. Era ed è un insieme fra la classe di Zidane e l’esplosività di Ronaldo Nazario. E con il passare degli anni è effettivamente migliorato, è da almeno due anni che meritava il Pallone d’Oro, mi rimane l’orgoglio di averlo ingaggiato andando a casa sua anche se era già costoso. E adesso risplende di tutto il suo valore».