Ronaldo, un milione di multa e l'addio: c'è l'idea Chelsea

Dopo le dure accuse del fuoriclasse portoghese, il club è sconcertato e l'allenatore, Ten Hag, furioso: la rottura è definitiva
Ronaldo, un milione di multa e l'addio: c'è l'idea Chelsea© Getty Images

L’uscita di scena, l’attimo in cui il sipario si chiude per l’ultima volta, rappresenta da sempre uno degli aspetti più delicati e complicati di una qualsiasi carriera, soprattutto quando al di là della grande tenda che separa il pubblico dai protagonisti, illuminato dalle luci di scena, vi è qualcuno che ha avuto l’onore e l’onere di avere il mondo ai propri piedi. Dire addio, rinunciare all’idea di primeggiare in ciò che meglio si sa fare è complicato per tutti. A maggior ragione per chi ha trascorso buona parte della propria vita a nutrire il proprio ego con elogi, incensamenti e lusinghe. Cristiano Ronaldo dos Santos Aveiro, non è nato ricco e famoso, ma si è sin da ragazzino abituato all’idea di essere un predestinato. Il portoghese, in 20 anni di carriera, è riuscito a superare anche le sue più rosee e ambiziose aspettative, segnando un’epoca calcistica e mettendo insieme record che difficilmente qualcuno riuscirà a battere.

Verso la seconda fase

Ego spropositato il suo, che però, a differenza di altri, ha sempre saputo trasformare anche le parole e gli atteggiamenti più intrisi di tracotanza in fatti concreti, misurabili e, soprattutto, celebrabili. A 37 anni (38 a febbraio), il fuoriclasse portoghese sta, però, scegliendo la strada più tortuosa per uscire di scena da quel mondo di cui si sente ancora un protagonista assoluto. E, probabilmente, lo sarebbe davvero se per una volta riuscisse a mettere il gruppo, la squadra, il collettivo, un gradino sopra al campione, al fenomeno, al fuoriclasse. Invece, no. La strada da lui scelta per costruirsi il percorso che dovrà portarlo verso quella inevitabile seconda fase della sua vita è ancora una volta Ronaldo-centrico. È lui che decide, è lui che sceglie, è lui che, se le cose non vanno come vorrebbe, gira le spalle a tutti e porta via il pallone. Lo ha fatto alla Juve nell’agosto del 2021, in un ambiente in cui era celebrato come un Dio in terra. Lo sta facendo allo United, in modo più veemente, clamoroso e rumoroso. Dopo aver disertato la prima parte della preparazione atletica, abbandonato lo stadio a gara in corso, rifiutato di entrare in campo in una gara di Premier e per questo essere stato messo fuori rosa, nelle scorse ore CR7 ha deciso di rompere irrimediabilmente e clamorosamente con tutto l’ambiente United.

L'intervista e le conseguenze

L’intervista rilasciata a Piers Morgan, in un momento tutto sommato positivo per la squadra, è una consapevole e studiata dichiarazione di guerra che ha squarciato di netto le già flebili speranze di vederlo indossare ancora i colori dei Red Devils. «Mi sento tradito dal Manchester United, mi hanno reso una pecora nera. Non rispetto ten Hag, perché lui non ha mai mostrato rispetto per me. Se tu non rispetti me, io non rispetterò mai te», ha detto CR7, attaccando frontalmente il nuovo tecnico. Un danno d’immagine incalcolabile per un club che è anche uno dei marchi più celebri del mondo del calcio: «Da quando Sir Alex Ferguson se n’è andato, non ho visto evoluzioni nel club. Niente è cambiato. I progressi sono stati zero». E poi: «Un club con queste dimensioni dovrebbe essere in cima all’albero e purtroppo non lo è». Il club ha fatto sapere che “valuterà la propria risposta una volta accertati i fatti: le voci che arrivano da Carrington parlano di un ten Hag comprensibilmente furioso e di una multa salatissima in arrivo (un milione di sterline).

La parte successiva del piano: una nuova squadra per CR7

Intanto, è già iniziata la seconda parte del piano: trovare una nuova squadra in cui poter continuare a migliorare i propri record. In cima alle preferenze di CR7 vi è il Chelsea. In estate fu Tuchel a fare in modo che la pazza idea del nuovo boss dei Blues, Todd Boehly, non diventasse realtà. Ora che il tedesco non c’è più, la sensazione è che il clamoroso passaggio possa davvero concretizzarsi. Una nuova tappa, una nuova maglia, altri compagni di squadra e nuovi tifosi. Ma questo conta poco. Perché quando ci si abitua a guardare il mondo esclusivamente attraverso uno specchio l’unica immagine in grado di vedere è la propria.

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