Gerard Piqué e la sua Kings League, un segnale per l’Uefa

Mentre il Portogallo di Cristiano Ronaldo rifilava dieci gol a Lussemburgo e Liechtenstein l’ex centrale del Barcellona portava 92.522 spettatori al Camp Nou
Gerard Piqué e la sua Kings League, un segnale per l’Uefa

Il cammino a Euro ‘24 è iniziato male. La strada imboccata, già da tempo, dalla Uefa va, infatti, in direzione contraria a quella dello spettacolo. Florentino Pérez esagera quando assicura che le nuove generazioni preferiscono giocare con gli avatar di Mbappé e Messi piuttosto che ammirarli in campo. Tuttavia, il mondo parallelo immaginato dal presidente del Real Madrid per giustificare la necessità della Superlega è meno lontano dalla realtà rispetto a quello in cui vive Aleksander Ceferin. E già, perché, mentre da qualche lustro la logica imporrebbe ai campionati top di limitare i propri tornei a 18 squadre - o, addirittura, a 16 - per aumentarne la spettacolarità, in vista dell’Europeo del 2016, la Uefa è andata controcorrente aumentando di un 50% le partecipati alla fase finale saturando, così, ancor di più il calendario e rendendo meno avvincente una fase già soporifera. Insomma, per assicurarsi la presenza per un mese di tutte le stelle si condanna lo spettatore a un anno di mediocrità.

Piqué e la sua Kings League

E così, mentre il Portogallo rifilava dieci gol a Lussemburgo e Liechtenstein - che ne ha beccati 7 anche dall’Islanda (tutte partite, queste, trasmesse sul sito della Uefa perché nessuno si sognerebbe mai di comprarne i diritti, al di fuori dei paesi in questione) - Gerard Piqué portava 92.522 spettatori al Camp Nou per la sua Kings League, un torneo dove a decidere le regole sono gli utenti su social e i presidenti-streamer si ritrovano a tirare calci di rigore decisivi scalzi o, ancora peggio, con le calze bucate. È compito imperioso di Ceferin evitare che l’unica alternativa al tedio sia il circo di Piqué. Fermo restando che non esiste spettacolo senza meritocrazia.

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