Bayern Monaco, sarà controrivoluzione e ritorno alla tradizione

Sono falliti gli esperimenti di Nagelsmann e la vittoria dell’11° titolo di fila non servirà a salvare la stagione. Per la rinascita Tuchel ha chiesto un centravanti

Doveva essere una sorta di annata di sperimentazione, che facesse da ponte tra la partenza di Lewandowski e il ricambio generazionale con gli addii probabili nell’estate 2024 di Manuel Neuer e Thomas Müller. Julian Nagelsmann stava puntando su Sadio Mané, ovviamente il talento di Jamal Musiala, inserendo gradualmente Matthijs de Ligt con la consapevolezza che a breve sarà uno dei capitani, nel team council a fianco del leader Joshua Kimmich. Doveva essere rivoluzione, insomma, e l’ex allenatore di Lipsia e Hoffenheim sembrava l’uomo ideale per prendere decisioni pesanti e traghettare la squadra verso una nuova era, giustificata anche da un contratto quinquennale.

Bayern, si riparte dalla tradizione

È bastata una corsa al titolo nazionale un po’ più combattuta del solito, con passi falsi sicuramente inattesi ma altrettanto non compromettenti, come dimostra la classifica quando mancano appena due giornate al gong e all’assegnazione del Meisterschale, per azzerare il lavoro svolto in quasi due anni e ripartire. Una stagione che, pur vincendo l’undicesimo titolo di fila, verrà bollata come fallimentare, tanto che sia Kahn che Salihamidzic vivono un periodo di incertezza sul futuro, porterà a rivedere le proprie certezze, affidandosi alla tradizione. Tipico bavarese, sotto certi aspetti. Doveva essere evoluzione e rivoluzione, invece probabilmente sarà un ritorno al passato.

Bayern Monaco, quali cambiamenti

Punto numero uno: il 9 chiesto da Thomas Tuchel per rimettere un riferimento al centro dell’attacco, anche a costo di sborsare una tripla cifra di milioni di euro, soldi che dalle casse bavaresi non sono mai usciti: Hernandez e i suoi 80 sono il massimo esborso nella storia del club per un giocatore e secondo il sopracitato De Ligt, vale a dire un altro difensore. Punto due: il ripristino tra i pali del numero uno indiscusso Manuel Neuer, nonostante l’arrivo di Yann Sommer e il solo anno di contratto rimasto al capitano in pectore, mentre lo svizzero preso dal Gladbach a gennaio per tappare il buco dopo l’infortuno proprio del classe 1986 va in scadenza nel 2025, ma probabilmente partirà. E poi, punto tre, quello più sentito specialmente ai piani alti: la difesa a quattro, maggiormente gradita ai vertici rispetto al 3-4-3 e alle sue varianti proposte da Nagelsmann in molteplici occasioni. Un ritorno al passato, a quello che si era visto con Hansi Flick, sostanzialmente. Compresa l’aggiunta di un centrocampista fisico che possa dare maggior contributo a Joshua Kimmich in fase difensiva, permettendo a quest’ultimo di avanzare maggiormente il suo baricentro. Sostanzialmente quello che Goretzka era e che adesso, vuoi per chilometraggio o per interpreti, è decisamente meno. Per non parlare di Thomas Müller, che il presidente Hainer ha definito “indispensabile”, perché “non è solo un calciatore, è il simbolo di Monaco e dentro di sé porta la mentalità del Mia San Mia” ha ribadito ieri alla Dpa. E sembra certo che il suo peso tecnico e politico si farà sentire a lungo. Si inserisce in questo contesto l’incertezza riguardo la conferma di Joao Cancelo - il riscatto di 70 milioni è ritenuto eccessivo e non è detto che si intavolino delle trattative - e il futuro di Mané, mai convincente per questioni di campo ed extra-campo e dato già con la valigia in mano. Il classico tira sempre. In Baviera d’altronde i Lederhosen, così come l’abito grigio, non passano mai di moda.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...