Onana ma non solo: Manchester United, orrori e crisi senza fine

Il gruppo guidato da ten Hag pare ormai “arrivato”: soldi spesi male sul mercato, i casi Sancho e Antony, i troppi infortuni, Casemiro è in calo
Onana ma non solo: Manchester United, orrori e crisi senza fine© Getty Images

Si comincia da André Onana, perché è il numero uno come ruolo, e come senso di responsabilità: primo ad ammettere di aver contribuito, con le sue incertezze, alla sconfitta del Manchester United in quel di Monaco, mercoledì sera, e primo a sapere perfettamente di non aver fatto in pieno il proprio dovere, come portiere puro e non solo palla al piede, da quando è arrivato.

Ma il problema non è solo lì, anzi: il problema, in questo momento della stagione, è di carattere generale, profondo al punto da sconfortare. È la sensazione che questo gruppo abbia già raggiunto il massimo delle proprie potenzialità sotto Erik ten Hag, il che sarebbe gravissimo, tredici mesi dopo il suo arrivo.

Manchester United, la lista dei problemi

Disagi in tutte le zone del campo, a partire dalla difesa, meno solida, in parte per il calo di rendimento di Casemiro, che nella passata stagione era stato brillante nel darle una protezione aggiuntiva in grado di ovviare ai momenti di eccesso di zelo di Lisandro Martinez e ai recuperi affannosi di Lindelof e Varane,senza parlare delle incertezze di Maguire, sfi duciato dall’allenatore olandese fin dal primo momento, nelle scelte più che nelle parole. Autore - anche a Monaco - di numero di gol superiore al previsto, Casemiro non sta trovando collaborazione costante, nel 4-2-3- 1 che diventa 4-3-3 con i movimenti di Bruno Fernandes, da parte di Christian Eriksen, che ora sarebbe forse più adatto ad un utilizzo part-time. È però ancora assente Mason Mount, che con la sua vivacità e intelligenza doveva costituire il raccordo chiave tra centrocampo e attacco, e allora l’alternativa più usata può essere quella di Scott McTominay, che se non altro ha la corsa e l’irruenza per preoccupare le difese avversarie, quando sceglie il tempo e va avanti. Una squadra che non ha brillantezza off ensiva se non quando la palla è nei piedi di Marcus Rashford, e che ha perso per strada Antony per le potenziali vicende giudiziarie e Sancho per motivi disciplinari, trovando solo attimi di vivacità con gli strappi di Garnacho, che non ha però ancora trovato il modo di armonizzare le sue doti con il gioco degli altri.

United, campo ed extracampo

Benino, se non altro, le prime partite di Hojlund, che sabato contro il Brighton è stato avvicinato a Rashford, con Bruno alle spalle, in un 4-3-1-2 ideato per imbottigliare la costruzione ospite dal basso, ma nemmeno quella mossa è servita, ed è solo parziale, anche se comprensibile, la crisi di infortuni: 12 giocatori compreso il già citato Mount, situazione che mercoledì ha costretto Ten Hag a portare in panchina tre portieri e un solo difensore, Jonny Evans, rifirmato a 35 anni proprio per fare da riserva un po’ a tutti quanti. Insomma, in una situazione di instabilità a livello generale, con il club messo in vendita nel novembre scorso poi sostanzialmente ritirato, il campo non sta dando sollievo, anzi. Se persino un Ten Hag fa fatica, la cappa è davvero pesante.

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