Zahavi e Petkovic, gli 'scarti' dell'Italia comandano in Conference League

L'attaccante del Maccabi Tel Aviv (un anno e mezzo a Palermo) e quello della Dinamo Zagabria (sei maglie indossate tra serie A e B italiana) sono a quota 7 gol, davanti a tutti nella classifica cannonieri della Coppa vinta due anni fa dalla Roma
Zahavi e Petkovic, gli 'scarti' dell'Italia comandano in Conference League

Che fine avevano fatto? Nulla di particolare, loro giocano ancora, il fatto è che l'Italia li aveva scartati ed era convinta di essersi ormai dimenticata di loro. Li aveva messi nella soffitta della memoria, tra le cose inutili. E invece Bruno Petkovic ed Eran Zahavi sono riemersi e comandando la classifica cannonieri di Conference League. Già, proprio quell'unico trofeo europeo vinto da una squadra di casa nostra negli ultimi tredici anni (la Roma ha portato a casa due anni fa la prima edizione), una coppa che la Fiorentina quest'anno vuole provare a vincere dopo essersi fermata la primavera scorsa in finale contro il West Ham. 

Petkovic e Zahavi non sono due attaccanti di primo pelo. Il croato compirà 30 anni a giugno, l'israeliano 37 a luglio. I loro grandi treni sono già passati, ma prima di smettere di correre dietro a un pallone e di gonfiare le reti, possono togliersi un ultima soddisfazione. Nella terza coppa dopo Champions ed Europa League, quest'anno, hanno segnato più di tutti. Sette gol. Quattro in più di Jonathan David (Lille), che il Milan ha sul taccuino per l'estate. Cinque in più di McGinn (Aston Villa), tre in più di Batshuayi (Fenerbahce). E abbiamo citato solo tre delle sedici squadre ancora in corsa per vincere la Conference League. Ma a questo punto anche la Dinamo Zagabria di Petkovic e il Maccabi Tel Aviv di Zahavi possono e devono giocarsi fino in fondo le loro carte. Con due bomber così, tutto è possibile. Questo giovedì il Maccabi difenderà il 4-1 conquistato all'andata sul campo dell'Olympiakos mentre la Dinamo sarà in Grecia in casa del Paok Salonicco per proteggere il 2-0 ottenuto una settimana fa proprio grazie alla doppietta di "Brunone". Anche Zahavi è reduce da una "doppia". 

Quando erano nello Stivale 

Per chi proprio ne se li ricordasse, vale la pena riavvolgere il nastro. Petkovic fu portato in Italia dal Catania quando aveva solo 18 anni e in Patria aveva già cambiato ben sei settori giovanili. "E' fortissimo, una punta moderna, ricorda Ibrahimovic - dicevano gli addetti ai lavori - ma ha un carattere impossibile". Con gli etnei, allora in serie A, giocò 5 partite in due anni. Il Catania lo mise alla prova nei prestiti in B con Varese, Reggiana, Entella e Trapani. Solo con i granata siciliani riuscì davvero ad esplodere (10 gol in 35 partite sotto la cura di Serse Cosmi e finale playoff per andare in A poi persa col Pescara). Ci puntò il Bologna (1.5 milioni per il cartellino), che lo girò in prestito al Verona. Ma nemmeno una rete in quelle due esperienze e l'etichetta di "piantagrane" che lo perseguitava. Decise di tornare a casa, alla Dinamo Zagabria dove dal 2018 sta segnando con continuità (anche un assist in Champions League contro il Milan). Ma questo exploit in Conference League è il punto più alto della sua carriera. 

L'ultimo treno della gloria su cui poter salire

Eran Zahavi giunse invece in Italia nel 2011, acquistato per un paio di milioni di euro dal Palermo di Zamparini. Solo un anno e mezzo nella serie A italiana (2 gol, 23 partite) e una saudade israeliana, nonostante l'interprete messogli subito a disposizione dal club, e la possibilità di cambiare numero di maglia (aveva iniziato con il 7, chiese di cambiarlo con il 16 convinto che il primo non gli portasse fortuna. Il ritorno in Patria, al Maccabi Tel Aviv, gli consentì di strappare due buoni contratti: in Cina al Guangzhou e poi al Psv Eindhoven dove per un giorno divenne idolo della tifoseria segnando una doppietta agli odiati rivali dell'Ajax. Due anni fa, compiuti i 35, ha deciso che era il momento di chiudere il cerchio. Di nuovo il Maccabi, ma la sua grande storia non è ancora finita. C'è un titolo di capocannoniere da provare a vincere e, chissà, come per Bruno Petkovic magari anche la Conference League. 

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