Di Maria, minacce shock: "Proiettile per mia figlia, la testa di maiale..."

Il calciatore argentino ha raccontato in una recente intervista le pesanti pressioni subite da lui e la sua famiglia

Angel Di Maria resterà al Benfica per un'altra stagione. Dopo lo scorso anno, tra alti e bassi, il calciatore si è convinto a rinnovare per un altro anno, restando ancora in Portogallo. Nonostante sembrava certo un suo passaggio al Rosario Central, l'argentino ha cambiato idea. A quanto pare, secondo il quotidiano As, ci sarebbero state delle pesanti minacce indirizzate ai suoi familiari, al fine di scongiurare un suo ritorno in patria. Già lo scorso marzo, gli è stato fatto recapitare un messaggio di minacce di morte. Come riportano i quotidiani locali, l'ex Real Madrid in una recente intervista avrebbe raccontato i giorni turbolenti vissuti durante la Coppa America.

Di Maria, le minacce e la testa di maiale

"Sono stati mesi orribili dove semplicemente pensavamo e piangevamo ogni notte perché non potevamo realizzare il nostro sogno”, esordisce così il calciatore, confessando il periodo pesante vissuto negli scorsi mesi.

C'era una minaccia nel quartiere dei miei genitori. È arrivata ovunque e, contemporaneamente, c'è ne è stata un'altra presso l'agenzia immobiliare di mia sorella, che non è venuta alla luce perché lei e mio cognato erano spaventati e non hanno denunciato. C'era una scatola con una testa di maiale e una pallottola in fronte e un biglietto che diceva che se fossi tornato alla Centrale, la prossima testa sarebbe stata quella di mia figlia Pía", ha dichiarato l'ex Juve, che poi ha continuato "poi c'è stata la minaccia alla stazione di servizio dove sono stati sparati dei colpi di arma da fuoco. È stato pazzesco. C'erano troppe cose per prendere questa decisione, non erano solo pezzetti di carta, c'erano scatti e cose serie".

Il Fideo ha sfogato la sua rabbia verso chi non ha capito i motivi della sua decisione di non tornare in Argentina: "Chi non capisce è perché non si mette al mio posto nemmeno per un secondo, perché è facile lamentarsi e insultare sui social senza mettersi nei panni di qualcun altro. Chi ha una famiglia mi capisce. Non ce la facevo sapendo che mi sto allenando e che le mie figlie sono a scuola o mia moglie da sola al supermercato. È molto facile parlare dall’esterno e criticare senza sapere, non vogliamo la vita in carcere, non è quello che vogliamo vivere”.

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