"Sicuramente non èstato facile. Ma è partito tutto da me. L'ho vissuta come una sfida personale, era quello che volevo dimostrare a me e a tutti: poter stare ad ogni livello. Però non è stato un caso, ci sono arrivato col lavoro e c'è ancora tanto da fare, perché il calcio non è mai un percorso lineare, ma ci sono degli alti e dei bassi". Sono le parole di Riccardo Calafiori, che intervistato dalla rivista Undici ha ripercorso le tappe più importanti della propria carriera. Dai primi passi nella Roma, alla prima esperienza all'estero con la maglia del Basilea, fino alla consacrazione con il Bologna di Thiago Motta che gli è valsa la maglia della Nazionale - dove non ha perso tempo a lasciare il segno nonostante il desolante esito dell'Europeo 2024 - e l'attenzione dell'Arsenal di Arteta con il trasferimento in Premier League. Il difensore azzurro - profilo seguito la scorsa estate dalla Juventus - è atteso ora nella sfida contro la Germania valida per i quarti di finale di Nations League, in programma giovedì 20 presso San Siro: ritorno previsto domenica 23 al Westfalenstadion di Dortmund.
Calafiori: "Motta mi ha cambiato tanto"
Queste le parole del difensore dei Gunners - secondi in Premier a 12 punti dal Liverpool e prossimi avversari del Real Madrid ai quarti di Champions - : "E proprio i bassi sono i momenti ancora più importanti da gestire. Io mi sono fatto aiutare. Da inizio anno fino a dicembre gennaio stavo facendo molto bene, non avevo sbagliato ancora nessuna partita. Poi il clic è arrivato dopo una brutta partita a Cagliari, quando abbiamo perso 2-1: per colpa mia prendemmo il primo gol e poi feci addirittura un autogol. Da lì ho deciso: devo parlare con qualcuno, devo lavorarci. Insieme al mental coach abbiamo messo degli obiettivi: fino a gennaio stavo facendo molto bene, peròmancavo a livello di gol e assist, anche se sono un difensore. Da lì in poi ho fatto cinque assist e due gol, penso non sia stato un caso. Il mio ruolo in difesa? Thiago Motta e poi Spalletti e Arteta, mi hanno cambiato tanto, in termini di visione della partita, di spazi da occupare, di tutto. Ma penso anche che di difensori con caratteristiche migliori delle mie ce ne sono tanti, per questo lavoro coslìtanto fuori dal campo e forse questo fa la differenza. Ma ci sono tante cose che non so ancora fare. Tra queste c'èla voglia di imparare a giocare in più ruoli possibile. Per adesso sento di saperne fare due, vorrei impararne anche un terzo: il centrocampista. È un ruolo che mi ha sempre appassionato".