Guardiola shock su Gaza: "I prossimi bambini a morire saranno i nostri". La parabola dell'uccello

L'allenatore del City ha parlato del conflitto israelo-palestinese durante il discorso di ringraziamento per la laurea honoris causa ricevuta a Manchester

Pep Guardiola ha ricevuto la laurea honoris causa dall’Università di Manchester durante una cerimonia solenne che si è tenuta alla Whitworth Hall. A conferirgli il titolo accademico è stato il rettore Nazir Afzal, che ha voluto rendere omaggio al profondo contributo dato dallo spagnolo alla città nei suoi nove anni alla guida del Manchester City. Oltre ai successi sportivi, l'allenatore è stato premiato anche per l’impatto positivo che ha avuto sul tessuto sociale e culturale della città inglese.

Guardiola, la laurea honors causa e le parole per Gaza

Durante il suo toccante discorso di ringraziamento, Guardiola ha scelto di affrontare anche uno dei temi più drammatici dell’attualità: il conflitto in corso tra Israele e Palestina: "È così doloroso quello che vediamo a Gaza. Mi fa male in tutto il corpo sia chiaro, non è una questione di ideologia. Non si tratta di sapere se ho ragione io o torto tu. Si tratta solo di amore per la vita, di cura del prossimo. Forse pensiamo che non siano affari nostri vedere bambini e bambine di quattro anni uccisi dalla bomba o uccisi in ospedale perché non è più un ospedale". Poi l'invito a fare ognuno la propria parte: "Ma fate attenzione. I prossimi potremmo essere noi. I prossimi bambini di quattro o cinque anni potrebbero essere i nostri. Mi dispiace, ma vedo i miei figli quando mi sveglio ogni mattina da quando è iniziato l'incubo con i neonati a Gaza e ho tanta paura. Forse questa immagine sembra lontana da dove viviamo ora. E potreste chiedervi cosa possiamo fare...".

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La parabola dell'uccello 

Il suo discorso si è poi posato sull'importanza della responsabilità individuale, anche di fronte a tragedie apparentemente lontane o troppo grandi. Per esprimerlo, Guardiola ha raccontato una breve ma potente parabola: "Mi torna in mente una storia. Una foresta è in fiamme. Tutti gli animali vivono, terrorizzati, indifesi, inermi. Ma il piccolo uccello vola avanti e indietro, avanti e indietro verso il mare, avanti e indietro, portando gocce d'acqua nel suo piccolo becco. Il serpente ride e chiede: ‘Perché, fratello? Non spegnerai mai il fuoco'. L'uccello risponde: ‘Sì, lo so'. ‘Allora, perché lo fai ancora e ancora?' Il serpente chiede ancora una volta. ‘Sto solo facendo la mia parte', risponde l'uccello". A spiegare il significato di queste parole è stato lo stesso Guardiola: "L'uccello sa che non può spegnere il fuoco, ma si rifiuta di non fare nulla. In un mondo che spesso ci dice che siamo troppo piccoli per fare la differenza, questa storia mi ricorda che il potere di ognuno non sta nelle dimensioni. Sta nella scelta. Nel presentarsi, nel rifiutarsi di tacere o di restare immobili quando è più importante".

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Pep Guardiola ha ricevuto la laurea honoris causa dall’Università di Manchester durante una cerimonia solenne che si è tenuta alla Whitworth Hall. A conferirgli il titolo accademico è stato il rettore Nazir Afzal, che ha voluto rendere omaggio al profondo contributo dato dallo spagnolo alla città nei suoi nove anni alla guida del Manchester City. Oltre ai successi sportivi, l'allenatore è stato premiato anche per l’impatto positivo che ha avuto sul tessuto sociale e culturale della città inglese.

Guardiola, la laurea honors causa e le parole per Gaza

Durante il suo toccante discorso di ringraziamento, Guardiola ha scelto di affrontare anche uno dei temi più drammatici dell’attualità: il conflitto in corso tra Israele e Palestina: "È così doloroso quello che vediamo a Gaza. Mi fa male in tutto il corpo sia chiaro, non è una questione di ideologia. Non si tratta di sapere se ho ragione io o torto tu. Si tratta solo di amore per la vita, di cura del prossimo. Forse pensiamo che non siano affari nostri vedere bambini e bambine di quattro anni uccisi dalla bomba o uccisi in ospedale perché non è più un ospedale". Poi l'invito a fare ognuno la propria parte: "Ma fate attenzione. I prossimi potremmo essere noi. I prossimi bambini di quattro o cinque anni potrebbero essere i nostri. Mi dispiace, ma vedo i miei figli quando mi sveglio ogni mattina da quando è iniziato l'incubo con i neonati a Gaza e ho tanta paura. Forse questa immagine sembra lontana da dove viviamo ora. E potreste chiedervi cosa possiamo fare...".

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