
Quattro sconfitte consecutive per iniziare l’anno: il Borussia Dortmund non poteva immaginare un avvio peggiore di 2025. E, inevitabilmente, sono arrivati i primi provvedimenti: a pagare per tutti è stato l’allenatore Nuri Sahin, già da settimane sulla graticola visto il pessimo rendimento in campionato, dove la squadra giallonera è soltanto al decimo posto. La consolazione era la Champions League, con una serie chance per entrare tra le prime otto, mandata con ogni probabilità alle ortiche dopo la sconfitta di Bologna. Che, per l’appunto, è costata l’esonero all’ex centrocampista turco.
Sahin, un altro allenatore ‘mangiato’
Dopo essere stato giocatore (ha vestito anche la maglia del Real Madrid), era tornato in giallonero a gennaio scorso come assistente di Edin Terzic e sembrava chiaro da subito che il suo futuro potesse essere proprio su quella panchina. Detto, fatto: in estate l’avvicendamento è diventato realtà. Si diceva che Sahin fosse stato il vero allenatore-ombra, l’uomo con le intuizioni tattiche vincenti che avevano portato fino alla conquista della finale di Champions League, poi persa contro il Real Madrid.
Non è andata proprio così, visto che la squadra dopo 18 giornate ha un misero decimo posto in classifica in Bundesliga, è già fuori dalla coppa di Germania e ora pure in Champions League rischia di dover affrontare gli insidiosi playoff. Insomma, per ora un fallimento totale.
Dortmund, ora la svolta
Per il Borussia è un film visto e rivisto: viene scelto un allenatore che ha connessioni con l’ambiente, che ha uno stile che piace, ma che spesso non ha l’esperienza giusta per gestire una realtà che ha grossa pressione, nonché scetticismo perenne dato dal fatto di non vincere mai e buttarsi via in quelle occasioni che si trova tra le mani, vedasi il titolo del 2023. Il club è ai vertici europei, ma si è sempre affidato ad allenatori emergenti, che sono approdati in giallonero come prima grande tappa della loro carriera.
In alcuni casi è andata benissimo, come con Klopp o con Tuchel, ma per il resto la storia ha detto altro. Basti pensare a Marco Rose, che a Lipsia sta giocando a salvare la sua panchina piuttosto che ad alzare il livello, o a Peter Bosz, che fuori dall’Olanda ha sempre fatto fatica, o a Lucien Favre, veterano della panchina che però di vittorie non è che ne abbia collezionate tante. E poi Edin Terzic, attualmente disoccupato: come Sahin era un ‘local boy’, uno che doveva conoscere bene il contesto. Però non è riuscito a sopravvivere per più di due anni nel suo secondo mandato. Che sia arrivato il momento di chiamare un uomo d’esperienza al suo posto? A questo punto, probabilmente sì.