Lega Baltica, il sogno di Lettonia e Lituania: l'Uefa dice sì ma l'Estonia...

Un campionato transfrontaliero per aumentare la competitività di squadre e giocatori: ecco come funzionerebbe
Lega Baltica, il sogno di Lettonia e Lituania: l'Uefa dice sì ma l'Estonia...© Getty Images/Ansa

Il calcio mondiale sta, piano piano, assumendo nuove forme e a niente sono servite le crociate contro la Super Lega fatte in Italia, non sempre in buona fede. Gli argomenti sono, più o meno, sempre gli stessi: sostenibilità economica e competitività. Per questo è stata rilanciata l’idea di una Lega Baltica, con le squadre di Estonia, Lettonia e Lituania, approvata dall’Uefa, che sarebbe formata dalle quattro migliori di ogni campionato locale, le quali si affronterebbero nella seconda metà della stagione calcistica, considerando che la prima inizia a marzo: Meistriliiga in Estonia, Virsliga in Lettonia e A lyga in Lituania. Secondo i sostenitori di questo progetto il divario con i movimenti più importanti aumenta senza freni e diventa impossibile competere a livello internazionale, sia dal punto di vista finanziario che tecnico. Una Lega Baltica potrebbe portare più sponsor, più diritti televisivi e aumentare le entrate dal player trading, considerando che l’età media è bassa e sono molti i calciatori interessanti dei rispettivi campionati. 

I modelli da seguire

Nel 2022 i movimenti calcistici lettone, lituano ed estone hanno avuto ricavi, rispettivamente, per 25 milioni di sterline, 13 e 11, contro i 5,5 miliardi della Premier League. Ovviamente non è con l’Inghilterra che Estonia, Lettonia e Lituania si possono misurare, ma più realisticamente con la Danimarca piuttosto che la Repubblica Ceca, dove i campionati hanno ricavi che oscillano tra i 246 e gli 83 milioni di sterline. Insomma, l’obiettivo è la crescita: «Credo che questa sia la regione migliore sotto l’egida dell’Uefa per pilotare un campionato transfrontaliero – ha affermato Maksims Krivunecs, presidente della massima divisione lettone –. Siamo tre Paesi molto vicini socialmente, economicamente e culturalmente. Viaggi e logistica non sono difficili. E poi c’è la cosa più importante: siamo molto simili a livello calcistico». Aleksandrs Usovs, il direttore dell’area calcio dell’RFS Riga, è sulla stessa frequenza: «Vogliamo competere con i migliori club di Estonia e Lituania. La nostra popolazione è di poco meno di 2 milioni di persone, ma se ci uniamo a loro, e creiamo un mercato di 6 milioni, attireremo un diverso livello di attenzione da parte dei media, dei fan, degli sponsor e anche a livello governativo». «Vedo una Lega Baltica come l’unica strada da percorrere – ha ribadito Krivunecs –. Possiamo continuare così ancora per un bel po’, ma il problema è che nel frattempo si stanno sviluppando altri campionati. Il calcio nazionale è divertente, ma a livello internazionale facciamo fatica. Essere piccoli, inoltre, va a nostro vantaggio: possiamo essere più creativi, più flessibili nello sperimentare nuovi progetti e format. Non ci siamo alzati una mattina con questa idea in testa è da tanto che ci pensiamo». 

I pro e i contro del progetto

Secondo Usovs una Lega Baltica aiuterebbe i club nel player trading. L’estate scorsa l’RFS Riga ha venduto l’attaccante serbo Andrej Ilic al Vålerenga, in Norvegia, per 1,4 milioni di sterline, e a gennaio ha incassato 3,4 milioni dal successivo trasferimento al Lille. Mentre i campioni del 2022, Valmiera, hanno guadagnato 5 milioni di sterline dal calciomercato degli ultimi due anni. La Lettonia non ha accordi con la televisione nazionale quindi, con una visibilità più ampia e un livello di calcio migliore, i suoi club potrebbero fare affari più interessanti con i giovani talenti che crescono nei rispettivi vivai. Nonostante queste prospettive, però, l’Estonia si dice contraria: «La risposta da parte nostra è no – ha detto al Guardian il presidente della Federcalcio estone, Aivar Pohlak –. La nostra situazione di mercato è diversa, quindi nel breve termine saremmo perdenti. La nostra unica possibilità è costruire il nostro modello finanziario, con fonti di reddito accettate dalla nostra società. Non è difficile pensare a una competizione più dura che supporti lo sviluppo del gioco, ma finirà come in altri Paesi con “Chi porta i migliori giocatori stranieri?”. Strutturalmente il nostro calcio rimane da qualche parte nel secolo scorso, quindi dobbiamo pensare principalmente a sviluppare la nostra cultura calcistica». Una prima sperimentazione è stata fatta a cavallo del secolo ma è stato un progetto affossato dalle partite truccate, mentre attualmente si gioca la Livonian Winter League, torneo amichevole tra squadre lettoni ed estoni in preparazione della ripresa dei campionati, che si gioca al chiuso per via delle condizioni climatiche. 

Il calcio europeo e le contromisure

Maksims Krivunecs è molto apprezzato nel calcio europeo e correrà alle elezioni presidenziali della federcalcio lettone questo aprile, ma la sua sfida più grande sta nel persuadere gli stakeholder confinanti. I dieci club della Virsliga concordano all’unanimità con il progetto della Lega Baltica e da una conversazione con un membro senior del consiglio di una delle sue squadre più piccole è emerso che non si aspetterebbe di qualificarsi per un campionato baltico ogni anno ma è consapevole che devono provare qualcosa di diverso se non vogliono rimanere isolati. Nel frattempo la Fifa ha finanziato un progetto di ricerca sulla potenziale governance di una Lega Baltica, in questa continua lotta di potere con l’Uefa che sta mettendo in difficoltà il calcio mondiale. E l’Uefa, con Aleksandr Ceferin in prima linea, sa che il tema dei campionati transnazionali è alle porte, rincorrendo sostenibilità economica e competitività, tanto che Belgio e Olanda hanno presentato un proprio progetto, progetto che alcuni anni fa comprendeva anche la Scozia, per non parlare dell’idea di trasferire Celtic e Rangers Glasgow nella Premier League per gli stessi motivi. Jurijs Zigajevs, ex attaccante dell’FK Ventspils e della nazionale lettone, si è dichiarato favorevole: «Non vedo perché questa volta non potrebbe funzionare, a condizione che ogni Paese mantenga i propri posti nelle coppe europee». Il sasso è stato lanciato, non resta che vedere l’effetto che farà nello stagno del calcio europeo, sempre più sulla difensiva rispetto ai nuovi player mondiali: Arabia Saudita e Stati Uniti in testa.

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