
Il nome che Benjamin Sanchez e Candela Munoz scelsero per lui, 48 anni fa, era ambizioso: Miguel Angel. A pronunciarlo intero, incute un certo rispetto: Miguel Angel Sanchez Munoz. Gli amici, però, lo chiamano semplicemente Michel. I tifosi del Rayo, invece, si sono inventati per lui "Michel I di Vallecas" perché nonostante la lontananza «continua a essere uno di noi». Basti pensare a come lo hanno riabbracciato in occasione del suo ritorno a casa: «Michel, nipote della Maria, bentornato a casa». "La" Maria è la nonna che, una volta andata in pensione, si è presa la briga di crescerlo mentre Benjamin e Candela vendevano e portavano frutta in giro per il 'barrio obrero de Madrid'.
I primi calci a un pallone, Miguel Angel, li ha dati nei lunghi pomeriggi madrileni della sua infanzia assieme a suo fratello, aspettando che i loro genitori finissero di lavorare. Giocavano sempre vicino alla Fuente Ornamental de la Asemblea, un chilometro a sud dello stadio di Vallecas che a 14 diventò la sua seconda casa. Per sempre. Le 425 presenze con la maglia del Rayo ne fanno il secondo calciatore che più volte ha difeso la maglia del Rayo. Ed è per questa ragione che, una volta appesi gli scarpini al chiodo, gli si sono spalancate le porte della cantera vallecana, dove entrò nel 2012 con l'incarico di direttore della metodologia.
Metodologia
Ecco, metodologia. La stessa che gli ha permesso di imprimere la chiara identità tecnico-tattica che ha permesso a Rayo e Huesca, prima, e al Girona, poi, di ottenere la promozione in Primera División al primo tentativo. Al nipote della Maria, però, le cose nella massima serie non erano mai andate bene prima di arrivare in Catalogna. E, per sua stessa ammissione, senza il sostegno della direzione sportiva del club catalano, non sarebbe mai riuscito ad arrivare fino a questo punto. Basti pensare a quando quel visionario del ds biancorosso, Quique Carcel, gli fece firmare il rinnovo del contratto dopo aver perso le prime tre partite stagionali della sua prima stagione a Montilivi.
Fu così che, nel giugno 2022, arrivò la promozione alla quale è seguita la placida salvezza della scorsa stagione. Ed è per questa ragione che l’attuale primato in classifica, per quanto possa essere aneddotico, non è casuale ed è frutto di un percorso cominciato nell’estate di due anni fa che, però, potrebbe interrompersi il prossimo mese di giugno: «Un giorno allenerà un top team». E se lo dice Carcel c’è da crederci. Il suo nome è stato già accostato a club come il Barcellona («chissà cosa farebbe lui con la rosa a disposizione di Xavi...») o il City («uno dei possibili eredi di Guardiola»). Prima, però, c’è da scrivere la pagina più importante della storia del Girona: «Vogliamo diventare immortali, come la città. Tra vent’anni, quando tornerò qui, mi piacerebbe sentir parlare la gente di come giocava bene il Girona di Michel».