Ancelotti, schiaffo alla Juve: “Una vittoria speciale”. Poi l'errore più grande

Il ricordo dell'allenatore su un successo contro i bianconeri e la sua esperienza più complicata in Serie A

In un periodo di grandi difficoltà in termini di risultati, con le recenti sconfitte casalinghe nel Clasico e contro il Milan in Champions League, Carlo Ancelotti si è raccontato ai microfoni di France Football per la vittoria del premio di miglior allenatore della stagione 2023/24: "Per festeggiare è meglio che beva un buon vino francese. Sarà il mio modo per ringraziare France Football e il Pallone d'Oro. La verità è che non fumo sigari, è solo per la foto. Eppure, ho un sacco di sigari a casa".

Ancelotti: "La Champions 2003 tra i ricordi più belli"

L'allenatore ha ripercorso le sue molteplici vittorie in carriera, partendo dalla finale di Champions League vinta nel 2003 con il Milan contro la Juventus"La prima vittoria a cui penso è quella, è stata la mia prima Champions League da allenatore. Fino ad allora ero arrivato secondo molte volte. Penso poi alla Decima nel 2014 e alla 14esima nel 2022. Tutti pensavano che la mia carriera fosse in declino dopo le mie esperienze all'Everton e al Napoli, ma abbiamo vinto ed è magnifico, molto speciale". Spazio poi invece agli errori ed i rimpianti: "È impossibile prendere solo buone decisioni in trent'anni. Ad esempio ho sbagliato qui a Madrid dopo il mio primo anno. Ero molto vicino a prolungare il mio contratto e la società voleva tenermi, ma ho spinto troppo per aumentare il mio stipendio e si sono fermati. È stato un errore, il peggiore che potessi fare, ma mi ha permesso di imparare".

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Ancelotti: "Maldini era speciale per me"

Ancelotti ha poi parlato dei migliori calciatori allenati in carriera: "Non è facile, ho avuto l'onore di gestire giocatori e squadre fantastiche. Non riesco nemmeno a elencare i migliori giocatori che abbia mai allenato. Il mio migliore undici non esiste, è impossibile farlo e sarebbe quasi irrispettoso. Solo tra i portieri ho allenato Courtois, Casillas, Neuer, Cech, Buffon, Perruzi... che giocatori incredibili". Sui calciatori che hanno avuto più impatto su di lui: "Paolo Maldini senza dubbio, era un giocatore speciale per me. Era stato mio compagno di squadra e poi è diventato il mio capitano. Mi ha aiutato molto a Milano, avevamo davvero un rapporto forte e fantastico. Poi c'è stato Ibrahimovic ovviamente, con il suo carattere forte e la sua grande personalità. In generale, i calciatori più importanti sono i più facili da allenare. Possono avere un grande ego, ma questa può essere la loro motivazione. I compagni di squadra ti seguiranno e ti aiuteranno, la scorsa stagione è stata la più facile da allenare perché c'era poco ego era nello spogliatoio. I veterani come Modric, Kroos, Carvajal e Nacho non hanno ego. Sono serviti da esempio a tutti coloro che li hanno visti. Da un punto di vista relazionale è stato fantastico. Nessun giocatore si lamentava di non aver giocato, era un sogno. L'ego di Mbappé può essere un problema? No, niente affatto. È arrivato qui e si è subito integrato bene nella squadra e con i suoi compagni".

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Ancelotti: "Vorrei vincere un'altra Champions"

L'allenatore ha parlato anche dei suoi sogni prima del ritiro dal calcio: "Prima di ritirarmi vorrei vincere un'altra Champions. Ogni allenatore vuole arrivare ai massimi livelli. Allenare il Real Madrid è davvero speciale, è il club migliore del mondo per la sua storia, la sua atmosfera e i suoi tifosi. Il mio obiettivo è sempre stato quello di essere qui un giorno. Poi ovviamente c'è anche il Milan. Ritiro? Lo immagino, sì. Ho iniziato a giocare a calcio quarantotto anni fa, quindi inizio a pensare al giorno in cui tutto questo potrebbe finire. Cosa potrebbe farmi dire basta? Direi che mi fermerei se il Real Madrid mi licenziasse. Non so cosa mi farebbe smettere, mia moglie vuole che continui. Quello di cui sono sicuro è che il giorno in cui andrò in pensione sarà fantastico. Ho un sacco di cose da fare e da vedere. Vorrei andare in Argentina, Maldive, Australia voglio viaggiare".

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Ancelotti: "A Napoli il rapporto più difficile"

L'allenatore si è espresso sulla sua esperienza più complicata: "Quello di Napoli è stato il periodo più difficile per me. Non è facile spiegarlo perché individualmente la squadra era buona. C’è stato però un cambiamento rispetto al gioco di Maurizio Sarri e questo ha fatto perdere un po' di equilibrio alla spogliatoio. Abbiamo lavorato bene la prima stagione, ma la seconda è stata più difficile". Infine sul suo modo di allenare più da gestore: "Non mi dispiace essere visto così, c’è l’idea che io sia bravo a gestire l’ambiente. Ovviamente però c'è anche il campo che è sempre il giudice. La mia opinione personale su questo è che sono davvero un buon tattico, ma non il migliore. Ad esempio Guardiola ha portato un nuovo stile così come Klopp e gli allenatori tedeschi. Io non ho creato qualcosa che possiamo ricordare e quindi non c’è uno stile Ancelotti perché non voglio uno stile specifico".

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In un periodo di grandi difficoltà in termini di risultati, con le recenti sconfitte casalinghe nel Clasico e contro il Milan in Champions League, Carlo Ancelotti si è raccontato ai microfoni di France Football per la vittoria del premio di miglior allenatore della stagione 2023/24: "Per festeggiare è meglio che beva un buon vino francese. Sarà il mio modo per ringraziare France Football e il Pallone d'Oro. La verità è che non fumo sigari, è solo per la foto. Eppure, ho un sacco di sigari a casa".

Ancelotti: "La Champions 2003 tra i ricordi più belli"

L'allenatore ha ripercorso le sue molteplici vittorie in carriera, partendo dalla finale di Champions League vinta nel 2003 con il Milan contro la Juventus"La prima vittoria a cui penso è quella, è stata la mia prima Champions League da allenatore. Fino ad allora ero arrivato secondo molte volte. Penso poi alla Decima nel 2014 e alla 14esima nel 2022. Tutti pensavano che la mia carriera fosse in declino dopo le mie esperienze all'Everton e al Napoli, ma abbiamo vinto ed è magnifico, molto speciale". Spazio poi invece agli errori ed i rimpianti: "È impossibile prendere solo buone decisioni in trent'anni. Ad esempio ho sbagliato qui a Madrid dopo il mio primo anno. Ero molto vicino a prolungare il mio contratto e la società voleva tenermi, ma ho spinto troppo per aumentare il mio stipendio e si sono fermati. È stato un errore, il peggiore che potessi fare, ma mi ha permesso di imparare".

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