La lotta di Vinicius Junior contro il razzismo

L’attaccante del Real Madrid è convinto che dopo le ultime, storiche, condanne in Spagna qualcosa si stia muovendo nella giusta direzione
La lotta di Vinicius Junior contro il razzismo© AFPS

Vinicius Junior, attaccante del Brasile e del Real Madrid, da tempo sta combattendo, quasi in solitaria, una lotta contro il razzismo del quale è stato spesso vittima, soprattutto da quando gioca in Spagna. Più di dieci volte è stato preso di mira dai razzisti spagnoli e sempre in uno stadio diverso, dimostrazione che non sono – non lo sono mai – solo cinque cretini, ma che c’è una moltitudine di persone che viola continuamente i diritti altrui all’esistenza. Questa volta lo ha fatto dal ritiro dei verdeoro, durante la pausa per le nazionali, un’idea brillante per dare ancora più risalto al tema che, troppo spesso, si perde nei rivoli delle polemiche calcistiche: «Negli ultimi tre mesi siamo riusciti a mettere tre o quattro persone dietro le sbarre e a renderle responsabili dei crimini commessi – ha dichiarato Vinicius Junior –. Gioco in Spagna, dove ho sofferto molto e a volte soffro ancora, ma la situazione si sta attenuando con l’aiuto di tutti i club e di tutte le persone che stanno facendo il possibile per combattere il razzismo, come la CBF». Nel Paese dove storicamente, con la democrazia razziale, si è tentato di escludere i neri dalla nazionale, almeno fino a dopo la Seconda guerra mondiale. 

Condannati i suoi persecutori

Nelle ultime settimane, in Spagna, la polizia ha arrestato quattro uomini accusati di avere coordinato una campagna di odio online contro il giocatore del Real Madrid. Mesi prima, tre tifosi (?) del Valencia erano stati condannati a otto mesi di prigione per crimini d’odio contro il calciatore brasiliano, in quella che è stata descritta come la prima condanna del genere in Spagna. Nel 2023, quattro persone sono state arrestate con l’accusa di avere appeso un’effigie di Vinicius Junior a un ponte di Madrid. Atti persecutori che alcuni mesi fa hanno fatto soffrire l’attaccante del Brasile, il quale si era sfogato durante una conferenza stampa con le lacrime agli occhi e una voglia di giocare a calcio sotto i tacchetti: «È molto importante reprimere reati come questi, perché solo così si scoraggia altri a commetterli. Qualsiasi aiuto in questo senso è molto gradito. I neri soffrono da tempo e deve arrivare il momento in cui tutto questo dovrà finire... continuiamo insieme, fermi e forti, affinché le generazioni future abbiano una vita migliore». Consapevole, comunque, di essere privilegiato perché ogni volta che parla è ascoltato da tutti i media, a differenza di chi soffre in silenzio e ricordando una cosa fondamentale: «È una lotta di tutti, perché da solo non posso combattere tutto ciò che i neri hanno sofferto». 

Il colore del Pallone d’Oro

In Italia Mario Balotelli è stato vittima di un razzismo continuo, che alcuni hanno cercato di nascondere dietro il carattere borderline del calciatore. Lo stesso Vinicius Junior ha in campo comportamenti esecrabili che non fanno onore al suo talento e che abbiamo già avuto modo di sottolineare, ma i quali non giustificano in alcun modo il razzismo nei suoi confronti, perché sono due cose diverse, che abitano ambiti umani e professionali differenti. Proprio per questo, però, l’idea che non gli sia stato consegnato il Pallone d’Oro, vinto dallo spagnolo Rodri, centrocampista della Spagna e del Manchester City, per il colore della pelle – insieme con la reazione isterica e scomposta del Real Madrid – stona con tutto il resto; Rodri nel 2023 ha vinto Premier League, FA Cup, Champions, Supercoppa Uefa, Campionato del mondo per club e Nations League, nel 2024 Premier League e l’Europeo, insieme con tutto il talento e l’intelligenza calcistica che mette in campo. Che il razzismo esista è un dato di fatto drammatico, considerando i secoli di soprusi e un pericoloso revanscismo globalizzato, che il Pallone d’Oro, da anni, non sempre premi il giocatore migliore della stagione anche, ma confondere le due cose è fumo negli occhi. Sono due battaglie diverse, lontane anni luce per importanza e mescolarle non fa bene soprattutto alla prima. Che poi il sistema calcio non apprezzi i calciatori che lottano contro il sistema è un dato di fatto, ma Vinicius Junior gioca nel Real Madrid e nel Brasile, due squadre storicamente molto vicine al ‘sistema’. Non è mica Maradona.

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