Szczesny e quel segreto che lo aiuta: "Alcuni compagni non hanno il coraggio..."

L'ex Juve ha fatto alcune confessioni durante un'intervista ai microfoni di Marca

Dal ritiro dal calcio giocato al ruolo di titolare nel Barcellona. Una parabola calcistica unica nel suo genere che solo un campione come Wojciech Szczęsny poteva compiere. Dopo l'addio alla Juventus, Tek aveva deciso di appendere i guantoni al chiodo, con tanto di cerimonia di saluti. Poi l'inaspettata chiamata del club blaugrana, il ritorno sui propri passi con la firma da "secondo". Ci ha impiegato un po', ma poi il posto da titolare se lo è preso. L'ex portiere bianconero si è concesso in un'intervista-confessione ai microfoni di Marca, a cui ha svelato alcuni retroscena sulla sua esperienza spagnola.

Szczesny, la meditazione e il siparietto con Ter Stegen

Il polacco ha confessato come ad aiutarlo ci sia la meditazione che fa nello spogliatoio prima di ogni partita: "Mi sento a mio agio a meditare nello spogliatoio davanti a tutti. Non mi dispiace. Ho avuto una situazione buffa con Ter Stegen: mi ha detto che suo figlio era entrato nello spogliatoio prima della partita e che tutti stavano facendo le loro cose e io stavo meditando. E gli ha detto: 'Papà, perché Szczesny dorme? ' Ma no, mi sento abbastanza a mio agio. In effetti mi aiuta perché c'è molto rumore intorno a me e posso disconnettermi ed essere nella mia testa. Non ho bisogno del silenzio per meditare. Lo faccio a volte sull'autobus mentre vado alla partita. Molti non sanno cosa sto facendo e probabilmente mi guardano per la prima volta e pensano: cosa sta succedendo? Molti non hanno il coraggio di chiedermi cosa sto facendo. Ma alcuni compagni di squadra in passato me l'hanno chiesto e gliel'ho spiegato".

Il portiere racconta anche come sia cambiata la gestione dello stress rispetto a quando era giovane: "La vivo in modo molto diverso rispetto a quando ero giovane. C'è sempre quel livello di incertezza sul risultato, su come andrà la partita, perché vuoi dare il massimo, non vuoi metterti in imbarazzo... ma non c'è stress. Penso che ci sia stata solo una partita nella mia vita in cui ero davvero stressato, ed è stata la mia prima partita per la nazionale a Euro 2012. E sono finito per essere espulso. È stato allora che ho capito che lo stress non è mio amico. Quindi ora non provo più stress. Non sono stressato, sento solo un po' di adrenalina, che ti aiuta a rimanere concentrato e a dare il massimo".
 

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L'esordio con il Barça e la serie di errori

Szczesny racconta i primi passi nel mondo Barça: "È stato strano per l'atmosfera della partita, il campo, lo stadio. Non è come immagini la tua prima partita con il Barça. A Barbastro, su un campo orribile. Ma ero concentrato. Ho cercato di concentrarmi meditando prima delle partite. Cerco di fare lo stesso contro Barbastro o Real Madrid. Non cambia. L'unica cosa speciale è che era la mia prima partita con il Barça, ma ci sono state molte più emozioni dopo la partita perché ho potuto indossare questa maglia per la prima volta". Le prime partite sono state segnate da diversi errori, superati proprio grazie alla meditazione: "Quella è la parte in cui la meditazione mi aiuta di più: mi aiuta a essere molto presente nel momento e a vedere la situazione così com'è. Quindi non mi danno troppo fastidio gli errori, non importa quanto sembrino brutti. Non mi deprimono i grandi errori, ma non sono nemmeno molto felice dei grandi momenti. Non sono mai in uno stato di euforia".

 

Sul rapporto con Ter Stegen: "È stato di grande aiuto: prima ancora che firmassi mi ha mandato un messaggio dicendomi che se avessi avuto bisogno di lui lui era lì per me. Sono molto felice di vedere che la sua ripresa sta andando molto bene. Tutto sta andando molto bene. Non c'è competizione perché non può essercene in questo momento. Spero solo che torni e ci aiuti il ​​prima possibile, così potrò rilassarmi un po'".

A quanto pare le uniche difficoltà sono state con la lingua: "Non puoi aspettarti che i tuoi compagni di squadra parlino inglese, italiano o polacco, è importante conoscere la lingua e prometto di recuperare nei prossimi mesi, ma finora non è stato un problema per me. Impari le prime frasi, sinistra, destra, quelle le impari dal primo giorno e non c'è molta comunicazione su un campo da calcio. Quante informazioni puoi dare in due secondi? Quindi non c'è barriera: puoi giocare a calcio senza capire una sola parola di ciò che ti dicono i tuoi compagni di squadra. Anche nelle riunioni di squadra: qui sono in inglese con Flick, ma potrei farle in cinese e capirei tutto ciò che l'allenatore mi sta spiegando perché puoi capirlo dal contesto".

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Dal ritiro dal calcio giocato al ruolo di titolare nel Barcellona. Una parabola calcistica unica nel suo genere che solo un campione come Wojciech Szczęsny poteva compiere. Dopo l'addio alla Juventus, Tek aveva deciso di appendere i guantoni al chiodo, con tanto di cerimonia di saluti. Poi l'inaspettata chiamata del club blaugrana, il ritorno sui propri passi con la firma da "secondo". Ci ha impiegato un po', ma poi il posto da titolare se lo è preso. L'ex portiere bianconero si è concesso in un'intervista-confessione ai microfoni di Marca, a cui ha svelato alcuni retroscena sulla sua esperienza spagnola.

Szczesny, la meditazione e il siparietto con Ter Stegen

Il polacco ha confessato come ad aiutarlo ci sia la meditazione che fa nello spogliatoio prima di ogni partita: "Mi sento a mio agio a meditare nello spogliatoio davanti a tutti. Non mi dispiace. Ho avuto una situazione buffa con Ter Stegen: mi ha detto che suo figlio era entrato nello spogliatoio prima della partita e che tutti stavano facendo le loro cose e io stavo meditando. E gli ha detto: 'Papà, perché Szczesny dorme? ' Ma no, mi sento abbastanza a mio agio. In effetti mi aiuta perché c'è molto rumore intorno a me e posso disconnettermi ed essere nella mia testa. Non ho bisogno del silenzio per meditare. Lo faccio a volte sull'autobus mentre vado alla partita. Molti non sanno cosa sto facendo e probabilmente mi guardano per la prima volta e pensano: cosa sta succedendo? Molti non hanno il coraggio di chiedermi cosa sto facendo. Ma alcuni compagni di squadra in passato me l'hanno chiesto e gliel'ho spiegato".

Il portiere racconta anche come sia cambiata la gestione dello stress rispetto a quando era giovane: "La vivo in modo molto diverso rispetto a quando ero giovane. C'è sempre quel livello di incertezza sul risultato, su come andrà la partita, perché vuoi dare il massimo, non vuoi metterti in imbarazzo... ma non c'è stress. Penso che ci sia stata solo una partita nella mia vita in cui ero davvero stressato, ed è stata la mia prima partita per la nazionale a Euro 2012. E sono finito per essere espulso. È stato allora che ho capito che lo stress non è mio amico. Quindi ora non provo più stress. Non sono stressato, sento solo un po' di adrenalina, che ti aiuta a rimanere concentrato e a dare il massimo".
 

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