Tudor: “Juventus miglior club al mondo. E a chi mi chiede perché vince...”

Il tecnico dell'Olympique Marsiglia traccia un bilancio sulla stagione in corso. Il suo nome è in cima alla lista in caso di addio di Allegri
Tudor: “Juventus miglior club al mondo. E a chi mi chiede perché vince...”© EPA

MARSIGLIA (FRANCIA) - Già secondo di Pirlo nella stagione 2020-21, Igor Tudor è il nome in pole per la Juventus in caso di addio di Massimiliano Allegri. Il tecnico croato, che ha indossato la maglia bianconera dal 1998 al 2005 e poi nel 2006-07, senza però mai scendere in campo, vincendo due scudetti, due Supercoppe italiane e un'Intertoto, conosce bene l'ambiente. Appesi gli scarpini al chiodo, ha intrapreso la carriera di allenatore che l'ha portato, tra le altre, sulle panchine italiane di Udinese ed Hellas Verona prima di trasferirsi in estate in Francia, all'Olympique Marsiglia. In un'intervista rilasciata al quotidiano L'Équipe ha tracciato un po' il bilancio dei mesi passati all'OM e di quello che è accaduto, comprese le incomprensioni con il capitano Dimitri Payet. “La chiave è stato il primo incontro con il presidente (Pablo Longoria ndr) e il direttore (Javier Ribalta ndr), prima di firmare. Ho detto loro: 'Vengo se è così e così, ci state o no?'. Hanno detto di sì, 'ti sosterremo, vieni e fai quello che vuoi fare'. Dovevo essere sicuro che stessimo andando nella stessa direzione. Perché se non abbiamo la stessa visione del club, di come dovrebbe essere gestita una squadra, con una gerarchia molto chiara, non sarei venuto". 

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Tudor e le differenze tra Serie A e Ligue 1

Il tecnico croato, poi, fa un confronto tra Serie A e Ligue 1 ritenendo quest'ultimo un campionato più complesso e probante: "Qui c'è il Psg, che in Italia non ha equivalenti, perché oggi è sopra Inter o Juve. Poi ci sono tre o quattro squadre che, in termini di rosa, possono avere più qualità in Italia, rispetto ai pari francesi. Ma dal sesto all'ultimo posto qui sono più forti. Se domani c'è Empoli-Strasburgo, lo Strasburgo vince con largo margine; Reims contro La Spezia, il Reims vince con largo margine. Quando tu vai a giocare a Reims, vedi tre o quattro giocatori che vorresti portare con te, stessa cosa a Strasburgo, mentre se sono l'Inter e gioco a Empoli o La Spezia, non prendo nessuno. In Italia c'è un gap che in Francia non trovi. In Francia c'è molto più ritmo, perché la tipologia dei giocatori è diversa: qui sono più giovani e più fisici. In Italia l'intensità non c'entra. Gli inglesi del resto vogliono comprare giocatori del Lorient, non giocatori in Italia, significa che qui ci sono giocatori che hanno le qualità per integrarsi nel miglior calcio possibile". Restando su questa tema continua: "Il grande vantaggio di questo pubblico caloroso ed esigente è che ti spinge. Allo stadio è sempre una grande festa. Con Hari (Vukas, il suo vice, ndr), ogni volta ci guardiamo e ci diciamo: 'Oggi altri 60.000!'. È come giocare la finale di Champions League ogni partita. E poi, in questo stadio bollente, arrivano Strasburgo, Angers o Ajaccio. E cosa si dicono i loro giocatori? 'Mio Dio, oggi è magnifico, guarda questo pubblico, questo stadio, non possiamo sbagliare!'. Poi fanno la partita dell'anno, e questo ti costa punti".

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Tudor e l'elogio alla Juventus

"C'è un rapporto molto sincero tra di noi - continua Tudor -, con valori che condividiamo, e questo non accade ovunque. Quando sono accaduti questi piccoli incidenti, che erano cose che un po' mi aspettavo, il presidente è intervenuto ed è stato chiaro ai giocatori: 'La strada è questa, chi non è contento può trovare un'altra società'. Da lì la musica è cambiata. Nel calcio tutti sono lì a chiedersi come otteniamo risultati, come diventiamo un club che funziona. Ho avuto la possibilità di giocare nel club più forte del mondo, la Juventus, e quando le persone mi chiedono perché vincono, è perché scelgono le persone giuste al posto giusto e gli fanno fare quello che sanno fare. Il negoziante è il negoziante, l'allenatore allena, ecc ecc...".

Tudor e il bilancio della stagione con l'OM

Tudor traccia poi un bilancio della stagione in corso: "Sono contento del lavoro fatto finora, con una buona Champions League (ultima nel Gruppo D), e una delusione in Coppa, è vero (eliminazione ai quarti ai rigori contr l'Annecy, club dalla Lega 2). Dopo aver estromesso Rennes e Psg, essere eliminati è dura. Questa partita di Coppa contro il Psg è una delle più belle a cui ho preso parte come allenatore. Ho visto il match contro l'Annecy tre volte (2-2, 6-7 ai rigori), non potete dirmi che abbiamo fatto male e che li abbiamo sottovalutati. Ci siamo persi qualcosa, ovviamente, ma abbiamo corso più di 120 km. Loro hanno corso come non ho mai visto una squadra correre a questo livello, 132 km". Poi si sofferma sulla Coppa dalle Grandi Orecchie: "L'obiettivo era fare bene e lo abbiamo fatto in ogni partita, contro squadre che giocano questa competizione ogni anno o che hanno un budget elevato. Abbiamo sbagliato un gol, e abbiamo avuto la sfortuna di perdere anche l'Europa League in dieci minuti". In Ligue 1 è difficile battere il Psg: “Se vogliono vincere, vincono. Poi c'è Mbappé. Ho un immenso rispetto per Messi, che per me è il miglior giocatore della storia del calcio, anche Neymar è fortissimo, ma oggi Mbappé è il più forte del mondo e la squadra non è uguale con o senza di lui. Inoltre, quando lui non c'era, li abbiamo battuti (2-1). Poi, con lui, e con un'altra motivazione da parte loro, hanno vinto. Decidono sempre loro. È un campionato duro, dove devi lottare per ogni punto. Cercheremo di vincere tutto e vedremo dove arriveremo". Infine commenta: "Sono felice. Le scelte del club sul mercato sono sempre decisive. Perché se hai una squadra da 10° posto e sei un buon allenatore puoi portarla al 7°, se non sei bravo al 15°. Sono i giocatori che giocano. Quindi devi sceglierli con cura. Vitina? È un campionato molto diverso dal Portogallo. È un rifinitore. Proveremo a fargli giocare qualche partita con Sanchez alle spalle e vedremo".

 

 

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MARSIGLIA (FRANCIA) - Già secondo di Pirlo nella stagione 2020-21, Igor Tudor è il nome in pole per la Juventus in caso di addio di Massimiliano Allegri. Il tecnico croato, che ha indossato la maglia bianconera dal 1998 al 2005 e poi nel 2006-07, senza però mai scendere in campo, vincendo due scudetti, due Supercoppe italiane e un'Intertoto, conosce bene l'ambiente. Appesi gli scarpini al chiodo, ha intrapreso la carriera di allenatore che l'ha portato, tra le altre, sulle panchine italiane di Udinese ed Hellas Verona prima di trasferirsi in estate in Francia, all'Olympique Marsiglia. In un'intervista rilasciata al quotidiano L'Équipe ha tracciato un po' il bilancio dei mesi passati all'OM e di quello che è accaduto, comprese le incomprensioni con il capitano Dimitri Payet. “La chiave è stato il primo incontro con il presidente (Pablo Longoria ndr) e il direttore (Javier Ribalta ndr), prima di firmare. Ho detto loro: 'Vengo se è così e così, ci state o no?'. Hanno detto di sì, 'ti sosterremo, vieni e fai quello che vuoi fare'. Dovevo essere sicuro che stessimo andando nella stessa direzione. Perché se non abbiamo la stessa visione del club, di come dovrebbe essere gestita una squadra, con una gerarchia molto chiara, non sarei venuto". 

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