Pagina 2 | Zaniolo: "Serie A? Meglio in Premier. Emery, Mourinho e la patente..."

"L’esperienza al Galatasaray mi ha cambiato? Sì. Quando sei sempre in Italia, non ti stacchi dalla famiglia. Sono cresciuto dal punto di vista umano e calcistico, è stata un’esperienza di vita che mi servirà anche in futuro”. Lo ha detto Nicolò Zaniolo in un'intervista concessa a SkySport.

Il calciatore italiano dell'Aston Villa ha dichiarato: "Tutti gli allenatori mi hanno dato qualcosa di differente. Ho lavorato con Di Francesco, Ranieri, Mancini, Spalletti e Mourinho. Sono stati tutti importantissimi, Di Francesco mi ha fatto esordire in Champions League, Mourinho mi ha fatto vincere il primo trofeo della carriera, Ranieri è stato un grandissimo motivatore”.

Zaniolo su Aston Villa e Monchi 

Sul trasferimento all'Aston Villa e su Monchi: "E’ stata un’estate che non mi aspettavo, al Galatasaray mi avevano detto che ero parte del progetto, che avrei giocato la Champions League. Ma poi mi ha chiamato Monchi e mi ha detto che ci sarebbe stata questa possibilità. L’ho presa al volo perché era un’opportunità troppo grossa per me giocare in Premier League. Appena mi ha chiamato sia io che il Gala abbiamo capito che era un’opportunità troppo grande e sono venuto qua. Monchi? Lui è stato il mio primo direttore vero in carriera, dal calcio giovanile mi ha portato nel calcio che conta. Lo devo ringraziare per sempre, è stato lui a volermi alla Roma, tutti sappiamo quello che ho fatto alla Roma”. 

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Sulla Premier e sulla Conference League

Sulla differenza tra Serie A e Premier League: “Diciamo che qua le strutture sono un po' più avanti rispetto a quelle italiane, il calcio è molto differente. In Italia più tattica, attesa e studio, qui il calcio è più propositivo. Per le mie caratteristiche credo sia meglio questo calcio rispetto a quello italiano. Appena arrivato ho capito subito l’importanza e la storia di un club come l'Aston Villa e mi sono messo al lavoro”. Sulla Conference League: “Se ci ripenso, il percorso è stata una cosa fantastica. Siamo partiti per vincerla, ma quando parti per vincere ci sono tante aspettative e non è sempre facile mantenerle. Abbiamo fatto un grande percorso, con la finale di Tirana abbiamo coronato il sogno di alzare una coppa. La porterò sempre nel cuore”.

Zaniolo, la patente e gli obiettivi

Infine, ha concluso: "Tra 5 anni dove mi vedo? Spero che tra 5 anni potrò avere la patente…Non ho ancora la patente. Spero che tra 5 anni sarà cosa mia, poi spero di continuare a divertirmi con il calcio. Non mi pongo tanti obiettivi a lungo termine, ora l'obiettivo è fare bene. Se raggiungi obiettivi a breve termine poi hai la possibilità di raggiungerne altri a lungo termine. Il sogno in cinque anni è di diventare un giocatore importante, completo, non solo in campo ma anche fuori. Maturare come sto facendo dal punto di vista umano e professionale. Un esempio? Invidio molto l’attitudine e la concentrazione di Kolarov negli allenamenti, sempre concentrato e in grado di aiutare gli altri. Voglio diventare autoritario nello spogliatoio”.

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Sulla Premier e sulla Conference League

Sulla differenza tra Serie A e Premier League: “Diciamo che qua le strutture sono un po' più avanti rispetto a quelle italiane, il calcio è molto differente. In Italia più tattica, attesa e studio, qui il calcio è più propositivo. Per le mie caratteristiche credo sia meglio questo calcio rispetto a quello italiano. Appena arrivato ho capito subito l’importanza e la storia di un club come l'Aston Villa e mi sono messo al lavoro”. Sulla Conference League: “Se ci ripenso, il percorso è stata una cosa fantastica. Siamo partiti per vincerla, ma quando parti per vincere ci sono tante aspettative e non è sempre facile mantenerle. Abbiamo fatto un grande percorso, con la finale di Tirana abbiamo coronato il sogno di alzare una coppa. La porterò sempre nel cuore”.

Zaniolo, la patente e gli obiettivi

Infine, ha concluso: "Tra 5 anni dove mi vedo? Spero che tra 5 anni potrò avere la patente…Non ho ancora la patente. Spero che tra 5 anni sarà cosa mia, poi spero di continuare a divertirmi con il calcio. Non mi pongo tanti obiettivi a lungo termine, ora l'obiettivo è fare bene. Se raggiungi obiettivi a breve termine poi hai la possibilità di raggiungerne altri a lungo termine. Il sogno in cinque anni è di diventare un giocatore importante, completo, non solo in campo ma anche fuori. Maturare come sto facendo dal punto di vista umano e professionale. Un esempio? Invidio molto l’attitudine e la concentrazione di Kolarov negli allenamenti, sempre concentrato e in grado di aiutare gli altri. Voglio diventare autoritario nello spogliatoio”.

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