Premier, cresce il partito anti Var: tutti uniti contro la tecnologia

Da Klopp ad Arteta, da Pochettino a De Zerbi, il Var non convince nessuno. E i tifosi lo accusano di aver ucciso la bellezza del calcio
Premier, cresce il partito anti Var: tutti uniti contro la tecnologia

In Premier League, da Londra a Manchester, da Liverpool a Newcastle, da Brighton a Birmingham, passando per Luton, c’è una sola cosa capace di mettere tutti d’accordo: l’odio per il Var. Nato come strumento per tentare di ridurre all’osso gli errori arbitrali macroscopici e per depurare quei pozzi avvelenati dalle infinite polemiche post gara, la tecnologia applicata al calcio non è mai entrata nei cuori degli appassionati del football made in England.

Il Var, effetto inverso a quello auspicato

Sarà perché dalle parti di Londra nessuno ne sentiva veramente il bisogno, vista la lodevole abitudine tipicamente anglosassone a non esasperare la narrazione calcistica attraverso accuse e sospetti, recriminazioni e veleni, ma l’ausilio tecnologico fornito ai direttori di gara sembra aver avuto l’effetto inverso a quello desiderato: invece che ridurre le polemiche e le recriminazioni le ha aumentate, innescando schermaglie verbali anche molto aspre a cui in passato molto raramente si era assistito in Premier League. E se nelle scorse stagioni questo rifiuto quasi culturale verso la tecnologia aveva condotto a un utilizzo centellinato delle stessa, da quest’anno le cose sembrano essere cambiate in maniera decisamente evidente. I direttori di gara inglesi, invitatati a uniformarsi agli standard Continentali, hanno iniziato a usare il Var con molta più disinvoltura, passando incomprensibilmente dal rifiuto assoluto all’amore appassionato. E i danni fatti a casua del suo utilizzo esagerato e spesso cervellotico hanno di gran lunga superato i benefici.

Il partito anti Var: i tifosi

La conseguenza naturale è la crescita costante del partito anti Var. Un partito solidissimo fra le fila dei tifosi, i quali non hanno mai amato una tecnologia che uccide le emozioni, che le frena, le contiene, le ritarda, e spesso le cancella. Il gol, uno dei pochi gesti in grado di far produrre al corpo umano la dopamina, è stato ridotto a materiale da sezionare, scrutare, sminuzzare. La più bella fra le emozioni che il “beautiful game” è in grado di regalare è costantemente sottoposta a insensate autopsie, che uccidono quell’eccitazione per cui ogni fine settimana milioni di persone decidono di macinare chilometri e pagare biglietti a costi sempre più salati.

Il partito anti Var: i tecnici

Il partito che si oppone al Var ha, però, superato i confini del tifo, trovando terreno fertilissimo anche fra gli addetti ai lavori, e in modo particolare fra gli allenatori della Premier. In questa stagione sono tanti i protagonisti che si sono schierati contro la tecnologia, accusandola di non risolvere dubbi, ma di crearne di ulteriori. Il primo è stato il tecnico del Liverpool, Jürgen Klopp: dopo il gol regolarissimo annullato a Diaz per una clamorosa svista dell’arbitro a cui è seguita un’incomprensione verbale col Var nel match contro il Tottenham giocato lo scorso 30 settembre e terminato 2-1 per gli Spurs, il tecnico tedesco era stato durissimo, chiedendo addirittura che la gara venisse rigiocata. «Chi vuole questo tipo di aiuto? - si era chiesto il tedesco riferendosi al Var. La realtà è che non aiuta. Pensavamo che il Var potesse rendere le cose più facili, ma non è così». Uno errore clamoroso che aveva addirittura costretto il PGMOL, l'ente responsabile dell’arbitraggio in Premier, a scusarsi pubblicamente coi Reds.

Lo sfogo di Arteta

Le cose col tempo non sono migliorate, tutt’altro. Più recentemente, infatti, è stato Mikel Arteta a sbottare contro la tecnologia, a seguito della rete convalidata dal Var al Newcastle nonostante una triplice situazione di gioco molto discussa e che avrebbe dovuto condurre all’annullamento del gol. Il tecnico dei Gunners si è così scagliato contro la tecnologia definendola «una disgrazia assoluta e una vergogna». «Dovete dirmi come diavolo è possibile che sia stato convalidato. Non è un gol!».

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