Sta per iniziare una settimana tremenda per l’Arsenal, atteso in successione dal derby in casa del Tottenham, dal debutto in Champions a Bergamo contro l’Atalanta e infine dal big match dell’Etihad in casa del City. Forse non casualmente, anche per compattare l’ambiente, è arrivata nella giornata di ieri la notizia del rinnovo del contratto fino a giugno 2027 del manager Mikel Arteta. Arrivato nel dicembre del 2019, Arteta vede così premiato il suo lavoro di rinascita dell’Arsenal, che dopo un periodo di disorientamento seguito alla fine della ventennale era-Wenger si è ricollocato stabilmente in zona Champions, con due secondi posti consecutivi, l’ultimo dei quali a sole due lunghezze dal City campione. Il contratto precedente era in scadenza al termine della stagione 2024-25 e, benché non fossero ancora sorti “spifferi” di mercato su possibili altre destinazioni, era indubbio che Arteta avesse un forte mercato anche al di fuori dell’Inghilterra, visti i suoi forti legami con Barcellona e Psg.
Il rinnovo di Arteta e l'ombra sul City
La notizia del rinnovo, abbinata a una sessione di mercato estiva solida, caratterizzata dagli arrivi di Sterling, Merino e Calafiori, e a una partenza in Premier League tutto sommato buona (vittorie contro Wolves e Aston Villa; pareggio contro il Brighton) pone le basi per la prosecuzione del ciclo del manager spagnolo: il sogno proibito (ma neanche poi tanto) del popolo Gunner è di vedere l’ex allievo di Guardiola riuscire finalmente a scalzare il suo maestro dal trono della Premier League e riportare a Nord di Londra quel titolo che manca ormai da 21 anni. Anche perché nel frattempo il Manchester City è chiamato a gestire una grana extrasportiva decisamente pesante: secondo quanto riportato dai media inglesi, lunedì, in una località segreta, inizierà il processo sportivo relativo a ben 115 presunte violazioni del Fair play finanziario da parte del club, distribuite nell’arco di 14 stagioni, dalla 2009-10 al 2022-23.