Guardiola colto alla sprovvista, mai successo in carriera: ora il nuovo allarme

Dai pessimi risultati agli emblematici graffi autoinflitti sul volto. Domenica trasferta a Liverpool: una degna reazione rilancerebbe il City

BARCELLONA - Non gli era mai successo. Né a Barcellona, né a Monaco di Baviera e nemmeno a Manchester. Pep Guardiola non aveva mai perso cinque partite di fila. Esistono, però, pochi dubbi sul fatto che il tecnico catalano saprà come tirarsi fuori da questo territorio sconosciuto in cui si è infilato. Nel bel mezzo di quello che riteneva il momento peggiore della stagione - inconsapevole di quello che sarebbe arrivato dopo - Guardiola e il Manchester City hanno annunciato il rinnovo del suo contratto fino al 2027 e lo hanno fatto per bloccare sul nascere le polemiche sul suo futuro. E già, perché il contratto più forte tra Khaldoon Al Mubarak e il suo allenatore è la stretta di mano che si sono dati all'inizio della loro splendida avventura sulla sponda skyblue di Manchester e che vale più di qualsiasi firma su un pezzo di carta. L'annuncio urbi et orbi del suo prolungamento risponde esclusivamente alla strategia di tranquillizzare gli animi sia dentro che fuori dallo spogliatoio perché nessuno più di Pep è convinto che il "fútbol es un estado de ánimo" e se lo stato d'animo non è propizio i risultati non potranno mai essere positivi. Detto questo, se alla fine della stagione il guru catalano avrà voglia di volare via, non sarà di certo il suo presidente a impedirglielo. E la verità è che i segnali di stanchezza ci sono tutti.

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Insofferenza e l'assenza di Rodri

I graffi con cui si è presentato in zona mista, prima, e sala stampa, poi, sono solo la parte visibile di uno stato d'insofferenza che lo tormenta da diverse settimane. Abituato ad addormentarsi con un problema e a svegliarsi il giorno dopo con la soluzione, Guardiola è stato colto alla sprovvista dall'improvvisa crisi di gioco e risultati. Le assenze forzate di alcuni e il pessimo stato di forma di altri sono lì a evidenziare la non proprio brillante pianificazione estiva: «Ci sono aspetti in cui non siamo abbastanza forti. Ci manca solidità e consistenza, anche a causa del numero incredibile di infortuni che abbiamo registrato». Uno su tutti, quello del fiammante Pallone d'Oro 2024, Rodri, la cui assenza è ancor più pesante di quella di capitan Kevin De Bruyne: «È una situazione nuova per noi. Nello sport non c'è spazio per le favole e bisogna accettarlo», ha ammesso dopo il poker incassato in casa, lo scorso fine settimana contro il Tottenham. Per certi versi, però, il rocambolesco pareggio di martedì sera contro il Feyenoord, con gli olandesi protagonisti di un'incredibile rimonta (3-3 da 3-0) nei minuti finali, è ancora più preoccupante: «Siamo fragili e non ho capito ancora se è una questione mentale. In questo momento, qualsiasi rivale è in grado di complicarci la vita».

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In Champions c'è la Juventus

Il peggio, però, potrebbe ancora dover arrivare. Domenica prossima, infatti, Haaland e compagni sono attesi dal Liverpool a Anfield Road in quello che per i reds somiglia tanto a un match point, considerati gli 8 punti di vantaggio in classifica sui cityzen. E se, invece, Guardiola dovesse riuscire a trovare, proprio con le spalle al muro, l’agognata soluzione ai mali che tormentano la sua squadra? Come ci ha tenuto a sottolineare lui stesso «nulla è eterno, tranquilli. Sono convinto che anche in questa stagione faremo molto bene. Non mi do per vinto e sono sicuro che alla fine saremo lì a lottare per i titoli». Al plurale. Anche per quella Champions League che, dopo la pesantissima sconfitta contro lo Sporting e il pari di pochi giorni fa, è diventato un campo minato, considerato che negli ultimi tre turni del girone unico, il City visiterà lo Juventus Stadium e il Parco dei Principi, prima di ricevere al City of Manchester la visita del Brugge: «Cambiare la nostra filosofia? Se lo avessi fatto alla fine della mia prima stagione qui, poi non avremmo vinto sei titoli di Premier in otto anni. No way, impossibile che succeda. Non cambierò ora uno stile in cui crediamo. È compito mio trovare una soluzione». E, chissà, forse la notte avrà portato consiglio...

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BARCELLONA - Non gli era mai successo. Né a Barcellona, né a Monaco di Baviera e nemmeno a Manchester. Pep Guardiola non aveva mai perso cinque partite di fila. Esistono, però, pochi dubbi sul fatto che il tecnico catalano saprà come tirarsi fuori da questo territorio sconosciuto in cui si è infilato. Nel bel mezzo di quello che riteneva il momento peggiore della stagione - inconsapevole di quello che sarebbe arrivato dopo - Guardiola e il Manchester City hanno annunciato il rinnovo del suo contratto fino al 2027 e lo hanno fatto per bloccare sul nascere le polemiche sul suo futuro. E già, perché il contratto più forte tra Khaldoon Al Mubarak e il suo allenatore è la stretta di mano che si sono dati all'inizio della loro splendida avventura sulla sponda skyblue di Manchester e che vale più di qualsiasi firma su un pezzo di carta. L'annuncio urbi et orbi del suo prolungamento risponde esclusivamente alla strategia di tranquillizzare gli animi sia dentro che fuori dallo spogliatoio perché nessuno più di Pep è convinto che il "fútbol es un estado de ánimo" e se lo stato d'animo non è propizio i risultati non potranno mai essere positivi. Detto questo, se alla fine della stagione il guru catalano avrà voglia di volare via, non sarà di certo il suo presidente a impedirglielo. E la verità è che i segnali di stanchezza ci sono tutti.

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