Chiesa e la Juve, ma quali rimpianti: “Sono gli alibi degli sconfitti”  

Papà Enrico tra i racconti di sé e del figlio oggi in Inghilterra: “È felice a Liverpool, si gioca le sue carte e… la Premier”

La sua carriera, diciamo a partire dai 20 anni, la conoscono tutti. Sampdoria, Parma, Fiorentina, Lazio. Ma per Enrico Chiesa quello non è stato nient'altro che il frutto di quanto seminato prima, a partire dal piccolo paese dell'entroterra genovese di Mignanego dove ha vissuto la sua giovinezza in una famiglia numerosa, lui e i suoi quattro fratelli. La perdita del papà, le sveglie all'alba per lavorare, i sacrifici, le sconfitte. Questi racconti hanno riempito, ieri mattina, il suo incontro con i ragazzi del settore giovanile del Cortemilia, ospite nella città della nocciola dove è stato premiato nell'ambito della 23ª edizione del premio nazionale letterario "Il Gigante delle Langhe".

L'uomo prima del calciatore

Lì, insieme all'amico e consigliere regionale Daniele Sobrero, è stato accolto da una platea incantata che per un paio di ore non ha fatto volare una mosca, affascinata dalla storia dell'uomo, prima ancora che da quella del calciatore: «Quando incontro i ragazzi mi piace condividere con loro i miei primi passi, mi piace raccontare che si può avere un qualsiasi talento, ma per farcela non è sufficiente: servono la testa, la perseveranza, tantissimi sacrifici. In quel borgo ligure per me è iniziato tutto, affrontare la perdita di un padre, conciliare il bisogno di lavorare con il desiderio di allenarsi. Lavorare mi ha fatto crescere come uomo, mi ha fatto capire che i grandi traguardi sono frutto di un percorso lungo e impegnativo, un messaggio di cui le nuove generazioni hanno bisogno».

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Chiesa tra Liverpool e Juve

Un messaggio che certamente anche Federico (Chiesa) ha ricevuto nella quotidianità del rapporto padre-figlio e che sta continuando a coltivare anche adesso, oltremanica, con la maglia del Liverpool, squadra dove è sbarcato in estate dopo l'addio alla Juventus: «Federico sta benissimo a Liverpool, è in un top club che è primo in classifica e adesso speriamo che vinca la Premier! È lì per giocarsi le sue carte, ha una grande possibilità. Quest'estate gli ho detto quello che gli dico sin da piccolo. Perché, in realtà, lui fino all'età di 15 anni non giocava spesso e quando mi chiedeva "Che devo fare?" io gli rispondevo di continuare ad allenarsi, di non mollare, di farsi trovare pronto quando sarebbe arrivato il suo momento». Saggezza di un uomo, amore di un papà. Ci sono dei rimpianti su come è finita con la Juventus? «l rimpianti sono gli alibi degli sconfitti. No, nessun rimpianto».

La differenza tra Premier e Serie A

E se il Liverpool vola a vele spiegate in testa alla classifica di Premier, diversa è la situazione della Serie A che Enrico, naturalmente, segue da vicino: «È una bella sensazione vedere la lotta scudetto così aperta, tre squadre in sei punti preannuncia un rush finale in cui sicuramente chi starà meglio psicologicamente avrà più chance di arrivare al traguardo». Un altro dei suoi traguardi è stato la creazione dell'Enrico Chiesa Team, fatto di amici ed ex calciatori, squadra che partecipa al campionato Calcio Liguria Over 45 e con la quale tornerà in provincia di Cuneo, il 24 maggio ad Alba, in occasione della 4ª edizione del torneo, ideato dallo stesso Sobrero insieme a Carmelo Franceschini e Vincenzo Pizzonia, "Regala un sorriso" che accoglierà anche la Nazionale del Vaticano e che ha lo scopo di raccogliere fondi per «l'acquisto di macchinari di ultima generazione per il reparto materno infantile dell'ospedale di Verduno», spiega il consigliere regionale.

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La sua carriera, diciamo a partire dai 20 anni, la conoscono tutti. Sampdoria, Parma, Fiorentina, Lazio. Ma per Enrico Chiesa quello non è stato nient'altro che il frutto di quanto seminato prima, a partire dal piccolo paese dell'entroterra genovese di Mignanego dove ha vissuto la sua giovinezza in una famiglia numerosa, lui e i suoi quattro fratelli. La perdita del papà, le sveglie all'alba per lavorare, i sacrifici, le sconfitte. Questi racconti hanno riempito, ieri mattina, il suo incontro con i ragazzi del settore giovanile del Cortemilia, ospite nella città della nocciola dove è stato premiato nell'ambito della 23ª edizione del premio nazionale letterario "Il Gigante delle Langhe".

L'uomo prima del calciatore

Lì, insieme all'amico e consigliere regionale Daniele Sobrero, è stato accolto da una platea incantata che per un paio di ore non ha fatto volare una mosca, affascinata dalla storia dell'uomo, prima ancora che da quella del calciatore: «Quando incontro i ragazzi mi piace condividere con loro i miei primi passi, mi piace raccontare che si può avere un qualsiasi talento, ma per farcela non è sufficiente: servono la testa, la perseveranza, tantissimi sacrifici. In quel borgo ligure per me è iniziato tutto, affrontare la perdita di un padre, conciliare il bisogno di lavorare con il desiderio di allenarsi. Lavorare mi ha fatto crescere come uomo, mi ha fatto capire che i grandi traguardi sono frutto di un percorso lungo e impegnativo, un messaggio di cui le nuove generazioni hanno bisogno».

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