La Saudi League diventerà l'Nba del calcio?
Ci riusciranno? Pare strano dirlo in questo momento storico, ma i soldi non sono tutto, anche nel calcio. I fattori che creano il successo di un campionato sono legati non solo alla presenza dei campioni, ma anche alla storicità dei marchi, alla fama dei club. Per quanto depauperata di Messi e Ronaldo, Real Madrid-Barcellona resterà sempre una partita in grado di calamitare l’attenzione di tutti gli appassionati di calcio del mondo. Mentre Al Hilal-Ittihad fatica a colpire la fantasia, anche se le formazioni contengono i più importanti calciatori del pianeta.
Anche in questo caso, tuttavia, è giusto chiedersi: fino a quando? Le nuove generazioni, infatti, legano la loro passione calcistica sempre più ai singoli campioni (anche grazie ai social network, i media più efficaci e penetranti per quelli nati dopo il 2000) e, quindi, potrebbero non curarsi più di tanto della maglia che veste il loro campione preferito. Se Haaland finisse in Arabia, lo seguirebbero in Arabia. Il concetto sempre più sfumato di tifo e fedeltà per un club, quindi, potrebbe giocare clamorosamente a favore di chi ha la disponibilità economica per attirare i campioni più popolari, alla faccia della tradizione e dei tifosi delle vecchie generazioni. Il nocciolo della questione è, quindi, per quanto tempo deve resistere la Saudi League, spendendo molto più di quanto incassa, prima che ci sia un ricambio generazionale così massiccio da spostare la passione verso Est.
Nel frattempo, i soldi investiti in modo massiccio per acquisire i giocatori dall’Europea potrebbero paradossalmente aiutare il calcio europeo. Il rischio, però, è quello di finire come i paesi del Terzo Mondo che vendono a quelli più ricchi le loro materie prime per sostenere economie disastrate in un meccanismo che finisce per impoverirli sempre di più.
Nell’immediato, vendere a 50 milioni un centrocampista che vale 30 milioni, può sistemare i conti, ma a furia di cedere i pezzi pregiati quanto varrà il calcio italiano o quello spagnolo o quello francese? Se già oggi la Lega di Serie A fatica a vendere i suoi diritti televisivi (e farà festa se la diminuzione degli introiti rispetto al precedente contratto sarà solo intorno al 10%), il rischio è che il bando successivo sia ancora meno remunerativo e, quindi, i club abbiano ancora meno risorse per pagare i campioni e abbiano bisogno di vendere i loro giocatori agli arabi, ma a cifre ancora più basse. Uno scenario apocalittico, ma non troppo fantasioso, se si analizza la situazione attuale e la si proietta in un futuro vicino quattro o cinque anni...