Libertadores, Atletico Mineiro-Botafogo per la gloria eterna

Sabato 30 novembre, al Monumental di Buenos Aires, si gioca la finale della sessantacinquesima edizione della Copa tra le due squadre brasiliane
Libertadores, Atletico Mineiro-Botafogo per la gloria eterna© Getty Images

La gloria eterna. È questo ciò che inseguono Atletico Mineiro e Botafogo nella finale di Copa Libertadores, che si gioca al Monumental di Buenos Aires, sabato 30 novembre. Quella tra “Galo” e “O Glorioso” è la sesta finale tra squadre brasiliane, giocate tutte nei Duemila, e dal 2019, anno della prima finale unica la Libertadores è stata sempre vinta da club verdeoro e in queste sei edizioni questo è il quarto derby brasiliano. Una finale che potrebbe fare il record d’incasso in uno stadio che contiene più di 80mila posti, al momento ne sono stati veduti 60mila e sia quelli destinati ai tifosi dell’Atletico che del Botafogo sono andati esauriti in poche ore, come era prevedibile: il “Galo” ha già vinto la Copa nel 2013 mentre “O Glorioso” è alla sua prima finale, unica squadra, tra le quattro grandi di Rio de Janeiro, a non averla ancora vinta. Il precedente di campionato di giovedì 21, però, ha caricato la sfida di eccessiva tensione, essendo terminato 0-0 con 3 espulsioni, una maxi rissa al termine della partita e tante polemiche. Il terzino sinistro dell’Atletico Mineiro Rubens, infatti, ha sofferto la velocità e l’estro di Luiz Henrique: due falli in tre minuti sull’attaccante, due cartellini gialli e conseguente espulsione già nel primo tempo. Entrando negli spogliatoi, poi, il numero 7 del Botafogo ha lanciato una bottiglia d’acqua colpendo un addetto alla sicurezza dell’Arena Independência, gesto che ha portato alla sua immediata espulsione e alle conseguenti scene da Far West, con un gruppo di guardie giurate che ha dovuto separare i giocatori in campo: «Siete una squadra di m***a», avrebbe infierito Luiz Henrique rivolgendosi a Hulk. E quest’ultimo, nell’intervista post gara, ha replicato: «Lui ha cinque partite con la nazionale e pensa di essere una star. Non ha vinto un bel niente. Durante l’intervallo ci ha insultati tutti. Prima di diventare un grande calciatore è bene che impari cosa sia l’umiltà». Insomma un biglietto da visita al calor bianco per la finale di Libertadores. 

Imprenditori lungimiranti

Il cammino delle due squadre per arrivare sino a qui lo abbiamo già narrato. Quello che invece deve essere raccontato è che questa finale non è un caso per nessuno dei due club. Il Botafogo nel 2022 è stato acquistato dalla Eagles Football Holding di John Textor, già proprietaria di O. Lione in Francia e Crystal Palace in Inghilterra. Textor ha trasformato una società indebitata e sull’orlo della retrocessione in un club competitivo che a quattro giornate dalla fine è in testa al Brasileirao con tre punti sul Palmeiras, battuto questo mercoledì per 1-3, vittoria che potrebbe rivelarsi decisiva per l’obiettivo finale. Lato Atletico, gli imprenditori Rubens Menin, Ricardo Guimarães, Renato Salvador e Rafael Menin, nel 2023, hanno creato “Galo Holding”, per acquistare il 75% delle quote del club di Minas Gerais. Anche per questo il Botafogo ha la rosa più costosa della Libertadores, per un valore di 136,1 milioni di euro, contro i 105,1 dell’Atletico Mineiro, da questo punto di vista sarà quindi una finale abbastanza equilibrata. Nel “Galo” giocano, tra gli altri, Lyanco (ex Torino e Bologna), Arana (ex Atalanta), capitano della squadra, Vargas (cileno, ex Napoli) e Lemos (ex Sassuolo). Nel “O Glorioso” Alex Telles (ex Inter) e Allan (ex Napoli). 

L’incredibile Hulk e i suoi ‘fratelli’

Ma la stella dell’Atletico Mineiro è Givanildo Vieira de Souza, al secolo Hulk, ex, tra le altre di Porto, con cui ha vinto l’Europa League nel 2011, e Zenit San Pietroburgo. I trofei, escluso quelli personali, in bacheca sono 24 e la Libertadores sarebbe il venticinquesimo e più prestigioso. Ma l’attaccante più pericoloso è sicuramente Paulinho, ex Bayer Leverkusen, che ha segnato già 7 reti in questa competizione. Contro ci sarà Junior Santos, capocannoniere con 9, anche se le stelle del Botafogo sono considerate Thiago Almada – accostato alla Fiorentina e acquistato dall’Atalanta United per 20 milioni di euro, l’acquisto più costoso della storia del campionato brasiliano –, e Luiz Henrique, cresciuto nel Fluminense e tornato a Rio de Janeiro dopo una parentesi di due stagioni con il Betis Siviglia. Entrambe le squadre hanno già perso durante il loro cammino per arrivare a Buenos Aires e se vogliamo giocare sulla cabala dobbiamo dire che anche nel 2013, prima di vincere la Copa, l’Atletico Mineiro ha battuto in semifinale una squadra argentina, allora il Newell’s Old Boys questa volta il River Plate. Nel frattempo il club allenato dall’argentino Gabriel Milito ha perso la finale di Copa do Brasil contro il Flamengo, anche perché, nell’ultimo mese, il tecnico ha puntato tutto sulla Libertadores, vista la posizione in campionato. E chi vince si aggiudica l’ultimo posto disponibile per partecipare alla Coppa del mondo per club Fifa del prossimo giugno. La gloria eterna è proprio dietro l’angolo, c’è solo da scendere in campo e vedere chi è il più forte. Farlo, poi, in casa degli argentini non ha prezzo.

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