Ma il calcio italiano crede nelle donne?

La risposta è no, perché nonostante i fiumi di parole, i fatti raccontano un’altra storia
Ma il calcio italiano crede nelle donne?© /Ag. Aldo Liverani Sas

Questa sera le ragazze della Juventus parteciperanno alla grande festa del calcio femminile spagnolo: il Trofeo Gamper contro il Barça coincide con la prima uscita pubblica di nove delle campionesse del mondo, trionfatrici domenica a Sydney. E le bianconere, soprattutto le italiane, vivranno con un misto di gioia e invidia la serata, buona occasione per fare una riflessione sulla questione del calcio femminile in Italia.

Il sistema calcio italiano crede davvero nel femminile? La risposta è no, perché nonostante i fiumi di parole, i fatti raccontano un’altra storia. La Juventus, sei anni fa, ha dato un impulso forte, al quale ha risposta qualche club (la Roma, le milanesi, la Fiorentina), ma a oggi non vi è la certezza di arrivare a 10 squadre in Serie A. Il posto di commissario tecnico della Nazionale è vacante dal 2 agosto (e la Bertolini era stata avvisata a novembre della mancata conferma), mentre il ct dei maschi è stato sostituito con un blitz di pochi giorni andando a prendere il tecnico campione d’Italia.

Mentre in Spagna il sistema calcio ha deciso di investire, facendo squadra con i broadcaster che pagano 30 milioni di euro per i diritti tv, anche senza guadagnarci nell’immediato, ma scommettendo sulla crescita (che si sta realizzando); i diritti della Serie A femminile valgono meno di un milione perché non c’è chi è pronto a scommettere sulle donne.

Eppure proprio le donne potrebbero essere una risorsa per il futuro del calcio italiano, un serbatoio di praticanti e appassionate che può dare linfa economica ed emotiva al nostro calcio. Se la Spagna, l’Inghilterra, la stessa Fifa con i recenti Mondiali, investono anche senza un immediato ritorno economico non è solo per una questione di politicamente corretto, ma perché hanno fatto i loro conti e praticano una politica lungimirante.

Il nostro calcio, sotto questo punto di vista, è ancora un po’ preistorico dalle battutacce figlie dei pregiudizi trogloditi alla mancanza di visione del futuro. Triste specchio del Paese, peraltro, ma questa è tutta un’altra storia.

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