Oltre la popolarità e i followers… c’è di più? L’approdo di Alisha Lehmann in bianconero è già diventato il primo tormentone dell’estate 2024. Certamente il profilo più mediatico della storia delle Women, certamente il primo ad arrivare a Torino in un “pacchetto” qual è quello dell’operazione Douglas Luiz. Certamente anche un nome fuori budget e fuori profili indicati da Braghin quando, in primavera, è stato interrogato sul mercato estivo: «Ci muoveremo su tre tipologie di profili: almeno una giocatrice rientrerà dal prestito (Beccari, fatto, ndr). Poi dovremo essere bravi a individuare giovani straniere pronte a sbocciare, come successo con Grosso, e nuovi innesti d’esperienza in cerca di riscatto, a cui dare nuovi stimoli per rilanciarsi, come accaduto per Peyraud-Magnin». Così aveva parlato il direttore.
La svizzera classe 1999 non rientra in nessuna delle tre suddette “categorie”, è evidente. Non certo per incoerenza, quanto perché, alla luce degli sviluppi della vicenda, il suo sarebbe un arrivo imprevedibile/imprevisto per chi stava lavorando al progetto Women. Ma appunto, il suo ingresso nello spogliatoio bianconero – al netto di 28 milioni di seguaci e di un ritorno mediatico garantito per tutto il club – deve cominciare a essere analizzato anche dal punto di vista tecnico/tattico per una giocatrice, di professione attaccante esterno, che proviene da uno dei campionati più prestigiosi (la Super League inglese dove ha giocato, ultimo in ordine di tempo, nell’Aston Villa, ma anche nell’Everton e nel West Ham) e veste la maglia della Nazionale dal 2017.