Il movimento azzurro
A proposito di Nazionale: nei prossimi giorni le azzurre sono attese dalle ultime due gare del girone di qualificazione per l’Europeo 2025. Che sensazioni ha? Per il pass diretto bisogna chiudere al primo o al secondo posto…
«Dobbiamo riuscire ad avere un po’ più di continuità e un’identità più precisa. E vincere le partite contro squadre alla nostra portata, come è la Finlandia per esempio. Ricordo, invece, che proprio all’andata abbiamo lasciato per tutto il primo tempo troppo spazio sulla destra a Kolvisto e questo poi ci ha penalizzato, con una sconfitta evitabile che adesso ci costringe a non sbagliare più. Anche se poi il discorso è più ampio…».
Prego.
«Se vogliamo avere una Nazionale più forte dobbiamo allargare la base. Penso per esempio alle ancora troppe squadre di Serie B che non hanno un settore giovanile e parallelamente mi sembra di vedere un ridimensionamento di tutte le società di Serie A dovuto al passaggio al professionismo che dopo appena due anni mostra già anche i primi segnali negativi, perché le società non hanno ricevuto alcun supporto in termini economici da parte della Federazione. Puntare alla costruzione di una base solida, anche attraverso il lavoro sulle giovani che si può fare nell’ambiente azzurro, è l’unico modo per dare un futuro vero al nostro movimento».
Ora che lo guarda un po’ più da fuori, cos’è che le piace di meno?
«Che non ci siano donne in panchina. E che tante donne preparate in ruoli diversi, penso per esempio a Monica Caprini, direttore sportivo capace di portare la Lazio in Serie A con un budget molto inferiore rispetto ad altre pretendenti, sia senza squadra: il suo ruolo è strategico in un movimento che ha bisogno di trovare talenti puri, anche all’estero, per rimanere competitivo. Mi dispiace che profili validi come il suo non abbiamo il posto che meritano».