Soncin: "Italia a Euro 2025? Girone duro, ma si può. L'emozione più grande..."

Il ct: "L’Olanda ha grande individualità, la Norvegia è esperta, la Finlandia non va sottovalutata. Il capitano post Gama? Scelta a 360°, non solo sulle presenze"
Soncin: "Italia a Euro 2025? Girone duro, ma si può. L'emozione più grande..."© AC Milan via Getty Images
 Venerdì 5 aprile comincerà il cammino di qualificazione verso l’Europeo 2025. Un appuntamento prezioso, ma soprattutto atteso quasi come un desiderio di riscatto nello spogliatoio della Nazionale femminile. Oggi guidato dal ct Andrea Soncin che in appena sei mesi di lavoro, oltre ai risultati straordinari ottenuti in Nations League, ha saputo ricucire, rinvigorire e poi ridare nuovo smalto a un gruppo provato dopo le ultime due esperienze internazionali.  

Andrea Soncin, il primo sorteggio del primo grande evento internazionale da ct (con rispetto per la Nations League, si intende): partiamo dall’emozione di essere stato, martedì scorso, a Nyon. 
«È stato soprattutto un orgoglio poter rappresentare la nostra Nazione, ho assaporato un’adrenalina estremamente piacevole». 
 
Due aggettivi per descrivere questo girone con Olanda, Norvegia e Finlandia. 
«Duro e superabile». 
 
Non c’era una “meno peggio” tra le squadre di prima fascia: qual è il punto di forza più rilevante dell’Olanda? 
«L’Olanda è una squadra con grandi individualità che stanno facendo bene anche qui in Italia, penso a Beerensteyn, che in campo cerca molto la verticalità, con la capacità di adattarsi sempre all’avversario anche in fase di non possesso». 
 
Quando ha letto Norvegia qual è stata la prima giocatrice che le è venuta in mente? 
«Graham Hansen, ma anche Hegerberg. Anche questa sarà una partita importante, parliamo di un avversario con un gioco completamente diverso dall’Olanda, ma che gode di grande esperienza internazionale». 
 
E che cosa non dovrà essere sottovalutato della Finlandia? 
«Innanzitutto credo che lo scatto mentale che dobbiamo fare sia proprio quello di non sottovalutare nessuno, anche perché la nuova formula della fase di qualificazione porta proprio ad avere gironi tutti di alto livello e senza le cosiddette “squadre materasso”. Nello specifico la Finlandia è un gruppo con un buon mix di veterane e giovani, forte fisicamente e che dà pochi punti di riferimento». 
 
Quali sono i criteri con cui verrà scelto il prossimo capitano, dopo l’addio di Gama? 
«Abbiamo già affrontato questo discorso con le ragazze e quello che posso dire è che il numero di presenze non può essere l’unico criterio, perché altrimenti toglierebbe valore a questo ruolo: indossare la fascia non vuol dire solo scambiare i gagliardetti, ma è una responsabilità quotidiana fatta di gesti e sguardi, in Nazionale come nel club. Quindi la valutazione sarà fatta a 360°, chi l’ha indossata in queste prime partite ha dato risposte estremamente positive in quanto a leadership e mi auguro che emergano sempre più figure di questo tipo nel gruppo». 
 
In questi primi sei mesi lei ha fatto elenchi di convocate comprensibilmente ampi, ma poi sa che in vista dei grandi appuntamenti com’è l’Europeo si deve “stringere”… il cammino di qualificazione segnerà un nuovo inizio anche da questo punto di vista? 
«Nei primi raduni abbiamo coinvolto più ragazze per dare merito al lavoro che stanno facendo, poi è chiaro che dovrò fare delle scelte, ma come fatto fino a ora noi avremo sempre occhi per tutti. Ovviamente loro sanno e devono sapere che serve lottare tanto per conquistare la maglia azzurra e ancora di più per mantenerla». 
 
A livello tattico abbiamo visto sin qui sostanzialmente tre schieramenti: qual è la caratteristica di questo gruppo che lei vuole più di tutte esaltare, anche attraverso la scelta del modulo? 
«La capacità di portare tante giocatrici nell’area di rigore avversaria, aggredire in parità numerica e anche sulle ripartenze, sempre con tante giocatrici». 
 
Crede di poter diventare – o sente già di esserlo – un esempio concreto per sfatare quel falso mito per cui chi arriva dal settore maschile non può far bene al femminile? 
«Non ne farei un discorso di genere, ma di applicazione. Io sono in continua fase di studio perché penso che questo debba contraddistinguere il percorso di un tecnico, a prescindere da dove si trovi. Poi certo ogni contesto ha delle specificità che vanno conosciute per riuscire a ottenere il meglio dalle risorse che hai ed è ciò a cui mi sto dedicando». 
 
Se 20 anni fa un amico le avesse detto che avrebbe battuto la Spagna campione del Mondo seduto sulla panchina della Nazionale femminile… che cosa avrebbe risposto? 
«Che era un pazzo visionario! Ma adesso sarei felice di dirgli che aveva ragione». 
 
Sono passati sei mesi dall’inizio di questa sua avventura e lei ha già vissuto una serie di emozioni, penso ovviamente al primo inno nazionale a San Gallo, all’esultanza e alla corsa verso le ragazze al termine di Spagna-Italia, ma anche all’addio di Gama. Ce n’è una che l’ha particolarmente segnata?
«In realtà l’emozione che c’è alla fine di ogni raduno, quel senso quasi di mancanza, di qualcosa che sta finendo. Mi tocca sempre molto a livello emotivo. Questo è dovuto al fatto che si è creato un bel clima fatto soprattutto di rapporti molto profondi di conoscenza reciproca». 
 
Qualche giorno fa l’abbiamo vista in una story di Instagram impegnata in un ballo con le sue figlie: cosa le hanno detto quando ha annunciato il suo incarico di ct della Nazionale femminile?  
«Hanno condiviso la mia gioia, aspettando con impazienza la prima partita in Italia. La realtà è che mi stanno dando una grossa mano: nel rapporto con loro ho sempre creduto che l’ascolto fosse la componente principale e adesso quello che mi arriva quotidianamente dalle mie figlie provo a traslarlo anche sulle atlete della Nazionale, cercando di riportare nella relazione con loro quello che imparo a casa». 

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