Il suo è un punto di osservazione unico. Ed è solo per lei. Solo lei, infatti, può osservare la squadra dalla linea di porta. E lei, Laura Giuliani, tra quei due pali della Nazionale italiana è di casa ormai da un tempo lunghissimo, in cui ha vissuto grandi gioie e cocenti delusioni, ma senza mai cambiare il proprio mantra, lo stesso che la accompagna nella vita, in cui consapevolezza e leggerezza convivono. Armoniosamente.
Giuliani, cosa vede oggi dopo 14 mesi di gestione Soncin?
«Vedo una squadra cresciuta dal punto di vista della gestione della palla e dei momenti della partita, oltre che dal punto di vista fisico. Ma soprattutto vedo che ogni mia compagna ha la libertà di decidere qual è la cosa giusta da fare in quel momento e di esprimere al meglio le proprie qualità: questa consapevolezza individuale sta contribuendo a creare una forte consapevolezza di gruppo».
E, in questo senso, qual è il più grande merito del ct?
«La sua capacità di responsabilizzare ciascuna di noi: dice sempre “Io vi do le linee guida, le nozioni tecniche, ma poi in campo ci siete voi e voi dovete essere brave a trovare le soluzioni”. E poi la sua capacità di lavorare sulle connessioni tra noi, fondamentali perché quelle qualità individuali di cui parlavo prima si possano esprimere al meglio».
In questo nuovo corso avete chiuso al primo posto il girone di Nations League e conquistato alla prima occasione il pass per l’Europeo: dopo tutte le difficoltà dell’estate 2023 si aspettava una ripartenza così forte?
«Sì perché i risultati e le prestazioni dell’anno scorso non rispecchiavano il nostro valore e tutte avevamo voglia di ricominciare un bel percorso mettendoci al servizio anche di richieste che sarebbero state nuove. All’inizio avevamo anche tanta curiosità che presto si è trasformata in volontà di mettersi in gioco».
Lunedì affrontate la Germania, un’altra amichevole di lusso come tante ce ne sono state durante questa nuova gestione: è anche una sorta di onore, oltre a essere utile dal punto di vista della crescita?
«Ci sentiamo onorate ed è una possibilità molto motivante: essere già qualificate all’Europeo ci ha già permesso di iniziare sin da ottobre il percorso di avvicinamento e farlo affrontando le grandi squadre ci dà la possibilità di verificare sempre a che punto siamo e di capire anche dove dobbiamo migliorare, felici di aver il tempo per farlo».
Dragoni, ora in ritiro con lei, ha vinto il premio di Best Italian Golden Girl nell’ambito del nostro European Golden Boy. La migliore giocatrice italiana Under 21. È d’accordo?
«Il suo talento è sotto gli occhi di tutti, ha qualità tecniche che a Barcellona ha affinato e si distingue anche per la gestione della palla e la personalità. Inoltre è una ragazza a modo che è cresciuta molto anche grazie a questa esperienza all’estero vissuta da giovanissima. Credo anche, però, che adesso sia responsabilità di tutti tutelarla, darle il tempo di crescere senza metterle eccessiva pressione».
Pensa già all’Europeo?
«Ci penso e da una parte non vedo l’ora, dall’altra, però, mi sto godendo questo splendido viaggio. Sono curiosa di vedere quanto ancora sarà cresciuto il calcio femminile rispetto al Mondiale. Le aspettative? Le lasciamo agli altri, noi andremo in Svizzera con la consapevolezza della nostra qualità, ma anche con la giusta leggerezza. E naturalmente per portare a casa il trofeo!».