Montemurro e l'amore per la Juventus
"Mio zio mi portava a vedere delle partite al vecchio cinema Italia. Facevano vedere delle partite di calcio. La Juventus Soccer Club di Melbourne è stata uno dei punti di riferimento per gli immigrati in Australia dall’Italia. Io ho giocato lì da quando avevo nove anni. E poi mio zio mi portò la maglia della Juve e mia madre ha fatto fatica a farmela togliere".
Montemurro sul corso a Coverciano
"La tesi a Coverciano? Non me la ricordo, sono passati tanti anni. Io sono stato un calciatore molto modesto, ma come allenatore ho fatto un percorso diverso. Ma il cammino è sempre di allenarsi e portare avanti un certo discorso. La passione, l’educazione, l'ossessione di guardare le partite sono i miei principi. Sono sempre davanti alla televisione a guardare troppo calcio e mia moglie non è contenta. Bisogna sempre educarsi al calcio che è sempre in mutamento. Il corso? È stata un'esperienza veramente bella. Quando sei in un ambiente come quello la crescita è importante. Ho trovato nei campioni l’umiltà, la curiosità nei miei confronti, verso l’Australia e verso il mio modo di vivere il calcio. Questi ambienti ti fanno crescere".
Montemurro, la Juventus Women e un futuro nel calcio maschile
"Faccio fatica con tecnologia e social. Le ragazze mi dicono di migliorare con l’inquadratura. Perché non mi invitano mai a cena? Non lo so. Credo a loro basti vedermi durante la settimana in allenamento. Spugna? È da poco che lo conosco. Ma ci siamo legati perché entrambi vogliamo portare avanti il calcio femminile in Italia. Entrambi giochiamo un calcio piacevole e condividiamo la credenza sull’importanza di tutte le giocatrici della rosa. Ogni ruolo e ogni momento sono importanti. Allenare una squadra maschile? Non ci ho mai pensato, ho sempre pensato al lavoro davanti a me. Ne ho avuto l’opportunità ad un livello abbastanza alto in Australia. Parliamo sempre di calcio, se arriverà questa opportunità la valuterò".