Torino, il mago Vatta: «Tra i giovani c’è già chi è da Toro»

«Proprio nell’ultimo anno e mezzo ho notato ragazzi che potrebbero prendere il posto di certe riserve della prima squadra»

TORINO - Sergio Vatta, lei che è stato il mago delle giovanili granata negli Anni 70 e 80, raccogliendo successi in serie, come pesa questo nuovo trionfo del Torino Primavera che l’altra sera ha portato a casa anche la Supercoppa piegando la Lazio ai supplementari? «Sono contento anche per Moreno Longo. Quando lo premiai a Montecatini come miglior allenatore mi disse, ”Grazie, ma io non ho ancora vinto niente”. Bene, da allora è stato capace di far cucire il tricolore sulle maglie e vincere anche questo trofeo».

Il presidente Cairo dopo aver gioito per la Supercoppa ha dichiarato che vuole un salto di qualità per cui ora, per lui, il vero risultato sarà vedere in prima squadra giocare ragazzi che arrivano dalla Primavera. Cosa pensa al riguardo?
«Cominciamo col dire che una volta, ai miei tempi nel Torino, i giovani entravano in prima squadra, grazie anche all’ambiente del Filadelfia, con le stesse segnalazioni dei giocatori della prima squadra che buttavano l’occhio sul campetto dove ci allenavamo e poi qualcuno dei big veniva dal sottoscritto e diceva “Mister, perché non manda da noi per un po’ di tempo quel numero...? Abbiamo bisogno in quel ruolo”. E così quando poi esordivano in prima squadra di fatto erano magari già inseriti. Bisogna però fare attenzione a non far maturare troppo in fretta i tempi, anche perché se no si rischia l’effetto opposto. A questo proposito ricordo certe riunioni con Moggi in cui mi chiedeva quale fosse per me la soluzione migliore per alcuni ragazzi.

E quando io gli chiedevo cosa ne pensasse il tecnico della prima squadra lui replicava “No, Vatta, non si preoccupi. Lui deve lavorare con i giocatori che gli diamo noi. Lui è un dipendente come lei con la differenza che lei, Vatta, è un dipendente a vita, lui no. Del resto il lavoro che c’è con i ragazzi del settore giovanili è enorme. Ricordo per esempio il prezioso contributo di cui beneficiavamo con Prunelli, psicologo, un valido aiuto per chi si stava formando e trasformando da ragazzino in ragazzo e quindi uomo».

Secondo lei nel Torino attuale di Longo qualcuno è già pronto?
«Difficile dirlo, bisogna vederli anche in allenamento. Al posto di Ventura andrei qualche volta a vedere gli allenamenti della Primavera per vedere di persona se c’è qualcuno che merita di respirare l’aria della prima squadra. E a proposito di prima squadra voglio dire che un giocatore come Vives, se avesse avuto la possibilità di crescere in un settore giovanile di prima fascia, avrebbe fatto una carriera pazzesca, si sarebbe mangiato tutti in insalata. A volte quando lo vedo correre mi rendo conto di quanta energia in eccesso spreca perché nessuno gli ha insegnato la leggerezza dei movimenti che può sembrare un dettaglio ma non lo è affatto.

Io dico che come strategia il Toro dovrebbe avere meno riserve di livello non eccelso per dare invece più spazio a chi magari torna da prestiti in B o LegaPro. E in questi ultimissimi anni vedo dei giocatori importanti granata che vanno in giro e magari anche in azzurro. Ai miei tempi il ct Maldini veniva a vedere la mia Primavera e ne prendeva due o tre da portare nella sua Nazionale! Ora chi è in prima squadra trova difficoltà a giocare per il numero assurdo di stranieri».

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