ROMA - C'è un calcio di forma, tutta tecnica e preziosismi e c'è un calcio di sostanza, in cui l'estetica lascia spazio all'essenziale elevato a filosofia di gioco: Javier Mascherano è uno dei migliori interpreti di questa seconda filosofia, un calcio in cui il tackle rappresenta una forma d'arte, in cui la maglia è una seconda pelle, e strappare un pallone all'avversario è più adrenalinico di segnare un gol. El Jefecito è uno di quei giocatori che non campeggia sulle prime pagine delle copertine, ma di cui i tifosi più accaniti si affezionano, per la grinta e la voglia che sa mettere in campo. Ma Mascherano è soprattutto uno di quei giocatori di cui gli allenatori si innamorano. Intelligenza calcistica, capacità di essere leader, incredibile senso tattico che gli permette di occupare con la stessa disinvoltura sia il ruolo di centrale difensivo che quello di metronomo del centrocampo.
LA STORIA - Cresciuto nel River Plate, Mascherano si affaccia al calcio che conta proprio con quella maglia, nel 2003. Dopo due anni intensi passa al Corinthians insieme all'amico Cariltos Tevez e con la maglia del Timao vince un campionato brasiliano al primo tentativo. 26 presenze e 2 gol, quanto basta per farsi notare in Premier League, dove il West Ham decide di puntare su di lui. Il destino dell'argentino si incrocia nuovamente con quello di Tevez, ma a differenza di quest'ultimo, l’esperienza agli Hammers non è indimenticabile, tanto che, dopo una sola stagione, nell’estate del 2007, passa al Liverpool.
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UNA CARRIERA TRIONFALE - In quel periodo la Juventus aveva già tentato di portarlo a Torino ma lui preferì i Reds: «Mi ero già incontrato con la Juventus, poi Benitez venne a casa e finì per convincermi».
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