© LaPresseTORINO - Scanzorosciate è un piccolo comune a due passi da Bergamo. Ne serve qualcuno in più, di passo, per raggiungere Zingonia. Lì dove tutto, per tanti ragazzi baciati dalle divinità del pallone, inizia. Il principio è l’Atalanta, riserva di una specie protetta come i giovani giocatori italiani. Non in via d’estinzione, tuttavia: una struttura come quella nerazzurra eccelle proprio perché produce raffinati prodotti Made in Italy da esportare. Puro talento intessuto con applicazione rigorosa: una scuola di vita e di pallone dalla quale, inesorabilmente, pescano i top club. Lo ha fatto l’Inter, aprendo il portafogli per avere Roberto Gagliardini subito. La Juventus può permettersi di attendere con calma la crescita, a 360 gradi, di Mattia Caldara. Un ragazzo già maturo e accompagnato da quell’umiltà indispensabile per raggiungere i massimi traguardi. Servirà non perderla per strada, ma non sembra proprio il tipo: lontano dalle distrazioni e dagli eccessi, concentrato sul lavoro e sulla famiglia. Il prototipo del giovane talento che vuole la Juventus, attenta a valutare l’uomo ancor prima del calciatore. Se poi i due aspetti vanno a braccetto, allora l’affare è fatto. A Beppe Marotta e Fabio Paratici sono bastate una decina di presenze in Serie A per capire che Caldara può essere uno da Juve, come prima era capitato a Daniele Rugani. Ma non si tratta di una semplice questione di intuito: c’è uno studio scrupoloso per accrescere le qualità, anche umane, della squadra e per assicurare al club bianconero un futuro radioso. Il vantaggio della Juventus è possedere una macchina talmente ben avviata da potersi permettere di aspettare la completa maturazione di chi sarà chiamato a mantenere i bianconeri in vetta in Italia e in corsa costante e incessante per l’Europa.