Pagina 7 | Bernardeschi e la 10 della Juventus: ecco le leggende che l'hanno indossata

TORINO - La Juventus e il 10, un rapporto di amore che affonda le radici in un tempo lontano e costellato di storie ed emozioni. Un numero speciale nel calcio e reso ancora più importante nel club bianconero dalla passione dell’avvocato Giovanni Agnelli per alcuni calciatori – Platini su tutti - che anche grazie a quelle due cifre stampate una vicina all’altra sul retro della maglia venivano considerati dallo storico presidente alla stregua di artisti. Ecco allora che dopo ‘Raffaello’ Baggio arrivò ‘Pinturicchio’ Del Piero, forse ultimo legittimo proprietario di un numero che ora è destinato a finire sulle spalle di Federico Bernardeschi, erede di una leggenda che si perpetua ormai da decenni e dal quale si possono ripescare i dieci ‘10’ più importanti (chi per un motivo chi per un altro) della Juve.

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OMAR SIVORI
Arrivato in bianconero dagli argentini del River Plate nel 1957 ad appena 21 anni, ci restò fino al 1965. Finte, dribbling, fantasia e un carattere fumantino per ‘El Cabezon’ che con la Juventus giocò 257 partite (215 in A, 23 in Coppa Italia e 19 in Europa), segnando 170 reti (135 in A, 24 in Coppa Italia e 12 in Europa). Grazie al grande affiatamento con il centravanti gallese John Charles e con Giampiero Boniperti (le altre due stelle del ‘Trio Magico’), trascinò la squadra alla conquista di tre scudetti (tra cui il primo, storico, della “stella”) e di altrettante Coppe Italia laureandosi capocannoniere nel 1960 e venendo poi insignito l’anno successivo (grazie al suo status di oriundo) del Pallone d'oro come miglior calciatore europeo.

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FABIO CAPELLO
Sbarcato a Torino nel 1970 dalla Roma, vestì la maglia della Juventus fino al 1976 mettendo in bacheca tre scudetti (1972, 1973 e 1976). Grazie al bianconero conquistò un posto nell’Italia con cui esordì nel 1972 e scrisse poi la storia grazie al leggendario gol segnato all’Inghilterra il 14 novembre del 1973 e che consentì agli azzurri di espugnare per la prima volta lo stadio di Wembley.

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LIAM BRADY
Regista irlandese di piede mancino, arrivò alla Juventus 24enne nel 1980. Per lui solo due stagioni in bianconero e con il numero 10, sufficienti comunque ad entrare nella storia del club. Già a conoscenza della sua cessione (passò poi alla Sampdoria per lasciare il posto a Platini), fu infatti lui a trasformare il calcio di rigore che nel 1982 a Catanzaro assegnò ai bianconeri lo scudetto.

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MICHEL PLATINI
Il fantasista francese arrivò a Torino nel 1982, «comprato per un tozzo di pane – come spiegò poi l’avvocato Gianni Agnelli – su cui lui ha messo poi il foie gras». In bianconero cinque stagioni indimenticabili condite da 2 scudetti, una Coppa Italia, la Coppa dei Campioni alzata nella tragica notte dell’Heysel ma anche una Coppa Uefa, una Coppa delle Coppe e una Coppa Intercontinentale più il Pallone d’Oro vinto tre volte di fila dal 1983 al 1985 (e negli stessi anni tripletta nella classifica dei bomber di Serie A). Un amore fortissimo quello tra la Juventus e Platini, che non vestì altre maglie dopo quella bianconera ritirandosi nel 1987 ad appena 32 anni.

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OLEKSANDR ZAVAROV
Il trequartista ucraino arrivò tra grandi aspettative nel 1988, quando ancora c’era l’Unione Sovietica, come erede designato del grande Platini ed andò ad abitare nella casa in cui aveva già vissuto il centravanti gallese Ian Rush. La sua avventura a Torino non fu però fortunata, viste le difficoltà nell’imparare l’italiano e di conseguenza a rapportarsi con il tecnico Dino Zoff. E a poco servì nella sua seconda stagione l’arrivo dell’altro sovietico (di origini bielorusse) Sergei Aleinikov: nel 1990 si arrivò così all’addio (con una Coppa Uefa in bacheca), anche se la ‘riconsegna’ della numero 10 fu decisa già nel 1989, quando fu affidata a Marocchi.

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GIANCARLO MAROCCHI
Bandiera della Juventus in cui ha militato per otto anni dal 1988 al 1996, dopo Zavarov fu lui a mettersi sulle spalle la pesantissima 10 per una stagione. Una sorta di “custode” scelto per prendersi cura di un numero che trovò poi il suo nuovo padrone nel 1990, quando a Torino sbarcò Roberto Baggio nonostante le resistenze dei tifosi della Fiorentina.

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ROBERTO BAGGIO
Il ‘Divin Codino’ è stato uno dei 10 più importanti della Juventus, in cui militò dal 1990 (subito dopo i Mondiali italiani) al 1995 conquistando anche il Pallone d’Oro nel 1993. Paragonato a Meazza da Gianni Brera, fu invece accostato al grande pittore Raffaello dall’avvocato Gianni Agnelli e in bianconero vinse due scudetti, una Coppa Italia e una Coppa Uefa prima di passare al Milan nel 1995. Ma non prima di aver lasciato la sua 10 a un degnissimo erede.

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ALEX DEL PIERO
Dalle spalle di Roberto Baggio nel 1995 la maglia numero 10 passò infatti su quelle di Alex Del Piero, ribattezzato ‘Pinturicchio’ da Gianni Agnelli e rimasto in bianconero per quasi venti anni (dal 1993 al 2012). Vera e propria ‘bandiera’ bianconera e campione del mondo con l’Italia di Marcello Lippi nel 2006, a Torino ha segnato 208 gol in 513 gare e vinto 6 scudetti (più uno revocato), una Coppa Italia, 4 edizioni della Supercoppa italiana, una Champions League, una Coppa Intercontinentale e una Supercoppa europea.

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CARLITOS TEVEZ
Oltre mezzo secolo dopo Sivori c’è stato un altro numero 10 argentino nela Juventus: si tratta di Carlos Tevez ‘El Apache’ che quella gloriosa maglia l’ha indossata sotto la gestione di Antonio Conte dal 2013 (acuistato dal Manchester City) al 2015, quando tornò al Boca Juniors dopo aver vinto 2 scudetti, una Coppa Italia e una Supercoppa italiana.

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PAUL POGBA
Ultimo numero 10 bianconero in ordine di tempo è stato il francese, che lo ricevette in eredità da Tevez nel 2015 per poi lasciarlo appena un anno dopo in seguito alla sua cessione al Manchester United. La sua cessione nell’estate 2016 fruttò 105 milioni alla Juventus aprendo però un vuoto: nella stagione passata infatti nessun bianconero ha indossato la 10, che ora pare aver finalmente ritrovato un padrone.

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GIANCARLO MAROCCHI
Bandiera della Juventus in cui ha militato per otto anni dal 1988 al 1996, dopo Zavarov fu lui a mettersi sulle spalle la pesantissima 10 per una stagione. Una sorta di “custode” scelto per prendersi cura di un numero che trovò poi il suo nuovo padrone nel 1990, quando a Torino sbarcò Roberto Baggio nonostante le resistenze dei tifosi della Fiorentina.

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