Così, per chiudere l’affare del secolo, fra i dirigenti dei due club c’è stata, in pratica, una sola telefonata: quella fra l’amministratore delegato bianconero Beppe Marotta e il suo omologo madrileno Jose Angel Sanchez per definire i dettagli burocratici e stabilire le modalità dello scambio di documenti necessari a suggellare l’operazione. Per certi versi, insomma, l’arrivo di Cristiano Ronaldo assomiglia a quello di Gonzalo Higuain, anche se nel caso dell’argentino esisteva una clausola scritta, mentre CR7 si è liberato sulla base di una clausola morale.
Chi ha seguito tutto l’affare da molto vicino, inoltre, sottolinea come per far fluire l’operazione in modo così facile sia stata fondamentale la volontà di Cristiano Ronaldo.
Aveva deciso che la Juventus doveva essere la sua prossima squadra ed è andato fino in fondo, come quando decide di vincere le partite. Non c’è mai stato un dubbio, nonostante si fossero fatti avanti grandi club quando avevano annusato la possibilità.
Può darsi che i vantaggi fiscali che potrebbe avere Cristiano in Italia abbiano inciso (i 100mila euro secchi per i redditti dall’estero), ma va detto che per la Juventus non esiste nessun vantaggio tecnico. Le tasse sull’ingaggio di Ronaldo vengono pagate tutte e i 30 milioni netti del portoghese producono per l’erario qualcosa come 28 milioni di euro. Una cifra importante che fa parte dei circa 80 milioni di Irpef che la Juventus paga in virtù del suo monte ingaggi. Alla fine anche l’Agenzia delle entrate deve ringraziare CR7.