Benfica, Soares de Oliveira: «Vi spiego come sforniamo campioni»

Il Ceo del club portoghese: «Conosco Agnelli, il colpo CR7 non mi ha stupito: ha reso la Juve più forte e addirittura più famosa»
Benfica, Soares de Oliveira: «Vi spiego come sforniamo campioni»© AFPS

LISBONA - Il fiore all’occhiello del modello Benfica, sempre al centro del mercato dei top club grazie ai suoi gioielli cresciuti nel vivaio, è Ruben Dias. Il 21enne difensore del Portogallo è arrivato nel club da bambino. «E di ogni sua squadra, Ruben è sempre stato il leader», raccontava nei giorni scorsi il ds Rui Costa. «Ma c’è un aneddoto ancora più bello e significativo su Ruben Dias», assicura Domingos Soares de Oliveira, il Ceo del Benfica.

Vieira, presidente del Benfica: «Felix, il meglio dopo Ronaldo»

Racconti pure…
«Nel 2017 il presidente Vieira ed io eravamo a Nyon per la finale di Youth League, la Champions dei giovani, tra il nostro Benfica e il Salisburgo. In tribuna accanto a noi c’era il presidente dell’Uefa Aleksander Ceferin, il quale ad un certo punto della partita si è girato verso di noi e, indicando Ruben Dias in campo, ha detto: “Quello è il boss”. Chiaro, no?».

Una volta era lo Sporting, il vostro rivale cittadino, a sfornare talenti a getto continuo (Figo, Cristiano Ronaldo…), ma negli ultimi anni avete messo la freccia. C’è un segreto?
«Il momento d’oro dello Sporting, quello del giovane Cristiano, coincideva con uno dei periodi più complicati del Benfica. Negli ultimi anni lo scenario si è capovolto e di conseguenza la nostra stabilità e crescita economica ci aiuta a sviluppare questo progetto. Adesso parlano tutti di Felix, Ruben Dias e di Florentino, ma negli ultimi anni abbiamo lanciato gente come Cancelo, Renato Sanches, Semedo, Bernardo Silva… Il nostro progetto è chiaro: puntiamo su un mix di talenti e giocatori esperti, che devono essere dei punti di riferimento per i più giovani».

Investite tanto a livello di settore giovanile?
«Circa 5 milioni di euro all’anno. E puntiamo sulla qualità anche a livello di tecnici e dirigenti del vivaio. Qualche esempio? Abbiamo un direttore tecnico come Pedro Marques, che in precedenza aveva lavorato nel Manchester City. E il nostro leader dell’Accademia è Pedro Mil-Homens, uno che in passato ha guidato a lungo il vivaio dello Sporting, anche nel periodo d’oro di Cristiano Ronaldo».

Vai alla prossima pagina per continuare a leggere l'intervista al Ceo del Benfica

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In Italia c’è molta divisione sulle clausole rescissorie: per alcuni dirigenti sono utili, per altri sono un vantaggio soltanto per i procuratori. Perché voi le inserite nei contratti di tutti i giocatori?
«Per proteggere i nostri investimenti, in passato è capitato di perdere qualche talento a cifre bassissime».

[...]

Lei fa parte del board dell’Eca e conosce bene Andrea Agnelli. L’ha sorpresa l’affare Ronaldo?
«No. Parlo spesso con Andrea e più volte mi ha raccontato dei suoi progetti e della sua ambizione. Ronaldo è uno dei pochi giocatori che garantisce al club in cui gioca una visibilità mondiale. CR7 ha reso ancora più famosa la Juve. Basta andare in Algarve per rendersene conto: sono più le maglie bianconere di quelle del Portogallo».

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LISBONA - Il fiore all’occhiello del modello Benfica, sempre al centro del mercato dei top club grazie ai suoi gioielli cresciuti nel vivaio, è Ruben Dias. Il 21enne difensore del Portogallo è arrivato nel club da bambino. «E di ogni sua squadra, Ruben è sempre stato il leader», raccontava nei giorni scorsi il ds Rui Costa. «Ma c’è un aneddoto ancora più bello e significativo su Ruben Dias», assicura Domingos Soares de Oliveira, il Ceo del Benfica.

Vieira, presidente del Benfica: «Felix, il meglio dopo Ronaldo»

Racconti pure…
«Nel 2017 il presidente Vieira ed io eravamo a Nyon per la finale di Youth League, la Champions dei giovani, tra il nostro Benfica e il Salisburgo. In tribuna accanto a noi c’era il presidente dell’Uefa Aleksander Ceferin, il quale ad un certo punto della partita si è girato verso di noi e, indicando Ruben Dias in campo, ha detto: “Quello è il boss”. Chiaro, no?».

Una volta era lo Sporting, il vostro rivale cittadino, a sfornare talenti a getto continuo (Figo, Cristiano Ronaldo…), ma negli ultimi anni avete messo la freccia. C’è un segreto?
«Il momento d’oro dello Sporting, quello del giovane Cristiano, coincideva con uno dei periodi più complicati del Benfica. Negli ultimi anni lo scenario si è capovolto e di conseguenza la nostra stabilità e crescita economica ci aiuta a sviluppare questo progetto. Adesso parlano tutti di Felix, Ruben Dias e di Florentino, ma negli ultimi anni abbiamo lanciato gente come Cancelo, Renato Sanches, Semedo, Bernardo Silva… Il nostro progetto è chiaro: puntiamo su un mix di talenti e giocatori esperti, che devono essere dei punti di riferimento per i più giovani».

Investite tanto a livello di settore giovanile?
«Circa 5 milioni di euro all’anno. E puntiamo sulla qualità anche a livello di tecnici e dirigenti del vivaio. Qualche esempio? Abbiamo un direttore tecnico come Pedro Marques, che in precedenza aveva lavorato nel Manchester City. E il nostro leader dell’Accademia è Pedro Mil-Homens, uno che in passato ha guidato a lungo il vivaio dello Sporting, anche nel periodo d’oro di Cristiano Ronaldo».

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