Juve, grande variabile Conte: tra richieste e attese

Si scalda la prima alternativa all'eventuale addio di Allegri. La juventinità del salentino, l'opzione Suning, il no a un'altra panchina estera. Antonio aspetta
Juve, grande variabile Conte: tra richieste e attese© Marco Canoniero

TORINO - Non è una battuta di spirito, o una voce priva di futuro. E’, piuttosto, una possibilità che ora dopo ora sta assumendo una certa concretezza: Antonio Conte di nuovo sulla panchina della Juventus, cinque anni dopo la rescissione consensuale che incendiò l’estate del 2014. Quando il popolo bianconero, nell’arco di 24 ore, si ritrovò senza il suo comandante e poi - il mattino successivo - si risvegliò sotto la sede di corso Galileo Ferraris, intento a domandarsi: «Ma perché?». Oppure: «Che senso ha?». Il senso è raccontato dal quinquennio successivo, inaugurato da una rivolta di popolo e sviluppatosi attraverso successi tricolori e sconfitte brucianti, epperò a un passo - per due volte - dalla Champions.

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Conte è un’idea che si fa largo nella mente di chi è chiamato a prendere decisioni fondamentali, da primo tifoso juventino. Conte, l’ex ct che rilanciò il sogno azzurro nel 2016, è un uomo in sala d’attesa. Di qualcosa che, se si verificasse, sconvolgerebbe abitudini apparentemente consolidate, ripristinando tradizioni che sembravano parte di una storia conclusa.

E’ come se in quella stessa sala d’attesa il salentino stia aspettando la grande notizia: la nascita di una nuova vita, come fosse il bis di un’esperienza, sulla scorta di un triennio (2011-14) in cui la Juventus è tornata a dominare dopo due settimi posti in fila, una discesa in B e una risalita particolarmente difficoltosa nelle gerarchie. Conte temporeggia, mentre il suo entourage s’è già portato avanti con il lavoro stabilendo contatti con l’Inter, senza contare una fugace attrazione nei confronti di una Roma di cui si ipotizzano prospettive tuttora indistinte. E se con i dirigenti nerazzurri il feeling è a prova di bomba, c’è un passato che fa da contrappeso, sostenuto dalla sensazione di aver interrotto (masochisticamente, ça va sans dire) un progetto sul più bello.

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Il Conte bis alla Juve è un’ipotesi corroborata da una serie di confidenze fatte da chi conosce l’ex capitano bianconero, a casa sua, in pieno Salento.

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TORINO - Non è una battuta di spirito, o una voce priva di futuro. E’, piuttosto, una possibilità che ora dopo ora sta assumendo una certa concretezza: Antonio Conte di nuovo sulla panchina della Juventus, cinque anni dopo la rescissione consensuale che incendiò l’estate del 2014. Quando il popolo bianconero, nell’arco di 24 ore, si ritrovò senza il suo comandante e poi - il mattino successivo - si risvegliò sotto la sede di corso Galileo Ferraris, intento a domandarsi: «Ma perché?». Oppure: «Che senso ha?». Il senso è raccontato dal quinquennio successivo, inaugurato da una rivolta di popolo e sviluppatosi attraverso successi tricolori e sconfitte brucianti, epperò a un passo - per due volte - dalla Champions.

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