Nuovo allenatore Juve: l’alternativa tra piano B e sorpresa

Simone Inzaghi è la pista più concreta oltre a Sarri. Ma il club bianconero è pronto a cogliere occasioni impreviste
Nuovo allenatore Juve: l’alternativa tra piano B e sorpresa© www.imagephotoagency.it

TORINO - Figurarsi se, per una società che si è trovata a dover scegliere un nuovo allenatore al secondo giorno di ritiro ed è stata capace di trovarne uno in grado di condurla a una serie record di trionfi, può essere fonte d’ansia e di fretta individuare il tecnico della prossima stagione prima che questa sia finita.

FOTO - Borsino panchina Juve

Certo, quella sostituzione di Conte con Allegri tra il 14 e il 16 luglio rimane un caso limite e il successore del tecnico livornese verrà annunciato ben prima che inizi luglio, ma Andrea Agnelli, Pavel Nedved e Fabio Paratici non hanno fretta. Perché la scelta è di importanza capitale e va dunque ponderata bene, perché lo stesso ventaglio di profili tra cui scegliere potrebbe cambiare: piste che sembrano chiuse aprirsi e piste che sembrano agevoli chiudersi.

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SARRI IN POLE, INZAGHI IL PIANO B

IL PIANO B - La pista che la Juventus sta battendo con più continuità, ve lo diciamo ormai da diversi giorni, è quella che porta a Maurizio Sarri: vi aggiorniamo a pagina 3. Ormai delineato anche il piano B: Simone Inzaghi. Un’etichetta, quella di piano B, che non deve far pensare a uno scarso gradimento verso il tecnico della Lazio: se è l’alternativa più concreta a Sarri è perché piace e non poco. Piace per la capacità di raggiungere i risultati, per come sfrutta le qualità dei giocatori (è con lui che Milinkovic Savic è esploso), per lo stile in campo e fuori. Se Sarri è davanti a lui nell’indice di gradimento è per la maggiore esperienza internazionale e perché la società valuta positivamente l’idea di provare a dare nuovi stimoli ai giocatori con un tecnico dall’approccio e dai metodi completamente diversi da quelli di Allegri, al quale Inzaghi è più simile.

Dovesse riuscire a rimontare, Inzaghi andrebbe ovviamente di corsa alla Continassa, dove farebbe un salto di qualità in termini tecnici ed economici: la Juventus potrebbe triplicargli l’attuale stipendio da 1,2 milioni spendendo poco più della metà di quanto faceva (e per la verità continuerà a fare) per pagare Allegri. Il nodo, se alla fine fosse lui il prescelto, è l’anno di contratto che lo lega ancora alla Lazio: Claudio Lotito non è mai stato una controparte morbida nelle trattative, neppure in situazioni di questo tipo, e i rapporti con Agnelli e la Juventus non sono certo idilliaci.

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POCHETTINO, KLOPP, ZIDANE E MOURINHO

LE SORPRESE - La calma con cui la società bianconera valuta la situazione, dicevamo, è figlia però anche della volontà di aspettare la fine della stagione, senza precludersi strade che quella fine potrebbe aprire. Fine fissata per il 1° giugno, giorno della finale di Champions League, che vedrà affrontarsi Mauricio Pochettino e Jurgen Klopp. Il tecnico argentino del Tottenham sabato ha annunciato di avere ancora da fare con gli Spurs, che considera il miglior club del mondo, ma dopo aver conquistato la finale aveva dichiarato che avrebbe lasciato il club «in caso di vittoria. E forse anche in caso di sconfitta». L’esito della coppa potrebbe anche fargli cambiare di nuovo prospettive. Prospettive peraltro da discutere con il presidente Daniel Levy («Dopo la finale ci incontreremo per parlare di come fare il prossimo passo») e anche la pianificazione potrebbe portare a delle divergenze. Certo, la Juventus dovrebbe poi comunque trattare con Levy, osso non meno tenero di Lotito e con la forza di una clausola rescissoria da 30 milioni.

Ancora più alta è la clausola dell’altro finalista: per strappare Klopp al Liverpool, con cui ha un contratto fino al 2022, di milioni ne servono 36,6. E serve ovviamente l’accordo con il tecnico tedesco, che ne guadagna circa 8 a stagione e soprattutto sembra nel pieno di una storia d’amore e di passione con tutte le componenti del club inglese, dalla società ai tifosi passando per i giocatori. Storia d’amore che comunque dura dal 2015 e su cui la forte emozione, positiva o negativa, della finale di Champions, potrebbe avere anche effetti imprevisti.

Effetti imprevisti stanno avendo anche la fine della stagione e l’inizio del mercato sulla seconda era di Zinedine Zidane al Real Madrid. Imprevisti fino a un certo punto, perché si tratta in gran parte delle stesse divergenze sull’indirizzo del mercato che avevano portato alla rottura con Florentino Perez un anno fa. Sembra improbabile che si arrivi a una nuova separazione, ma c’è tempo per aspettare: Zizou è un pallino di Agnelli, ha esaltato Ronaldo vincendo tre Champions con lui e sarebbe accolto tra gli applausi dai tifosi. Il contrario di quanto accadrebbe con José Mourinho, il cui nome pure continua a circolare: è libero ed è assisitito da Jorge Mendes che è molto vicino alla Juventus. Ma sarebbe davvero una sorpresa clamorosa.

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TORINO - Figurarsi se, per una società che si è trovata a dover scegliere un nuovo allenatore al secondo giorno di ritiro ed è stata capace di trovarne uno in grado di condurla a una serie record di trionfi, può essere fonte d’ansia e di fretta individuare il tecnico della prossima stagione prima che questa sia finita.

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Certo, quella sostituzione di Conte con Allegri tra il 14 e il 16 luglio rimane un caso limite e il successore del tecnico livornese verrà annunciato ben prima che inizi luglio, ma Andrea Agnelli, Pavel Nedved e Fabio Paratici non hanno fretta. Perché la scelta è di importanza capitale e va dunque ponderata bene, perché lo stesso ventaglio di profili tra cui scegliere potrebbe cambiare: piste che sembrano chiuse aprirsi e piste che sembrano agevoli chiudersi.

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