Dybala, tra attesa e grande delusione mai così lontano

La panchina di sabato lo ha colto di sorpresa. L’attaccante della Juve non sente ancora la piena fiducia del club e dello staff nel nuovo corso bianconero. I prossimi giorni saranno decisivi
Dybala, tra attesa e grande delusione mai così lontano© Marco Canoniero

TORINO - Il giorno dopo è comunque un giorno diverso. Ieri, per dire, al suo fianco c’è sempre stata l’inseparabile Oriana, non - con tutto il rispetto - Matthijs de Ligt ed Emre Can, che peraltro hanno condiviso con lui l’enorme delusione che solitamente coglie i non titolari. Ieri, insomma, è andata meglio, sabato molto meno. Paulo Dybala ha vissuto a Parma un pomeriggio assai strano. Ingiusto e inesatto sostenere che si fosse illuso, dopo i tre gol segnati tra Villar Perosa e Trieste, di aver prenotato una maglia nell’undici. Però il ragazzo non se l’aspettava. E chi l’ha visto scendere dal pullman della squadra, giunto al Tardini cento minuti prima del fischio d’inizio, già raccontava di una Joya poco gioviale. Poi quegli sguardi colti in panchina, quasi smarrito per uno status che non gli appartiene. Il riscaldamento prolungato, le urla del popolo bianconero che si sovrapponevano ai rumori di fondo di una partita che intanto proseguiva, il ritorno in panca non appena Federico Bernardeschi era entrato al posto di Gonzalo Higuain. Minuto 83 di Parma-Juventus: è in quel momento che il faccione di Paulo s’illividisce, fra lo stranito, il teso e il nervoso miscelati assieme.

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Futuro Dybala, i prossimi giorni saranno decisivi

Il giorno dopo è tutto tranne che un autolesionistico ricordo di ciò che non è successo al Tardini. Però l’amarezza rimane, identica. Oriana, di rosso vestita e splendidamente truccata, sorrideva luminosa, anche lei in fila religiosa come tutti i comuni mortali in attesa dell’evento e che non l’avevano riconosciuta. Con lei la madre di Paulo, la signora Alicia, e Jorge Antun, l’amico di famiglia che si occupa del futuro della Joya e che prima del match aveva detto che ora contava solo «godersi il momento. Non ho viaggi in programma a Parigi, ma non so cosa possa succedere». Ecco, sarà il mercato a stabilire se Dybala andrà davvero al Paris Saint-Germain, o all’Inter, oppure se resterà con tutti i rischi annessi e connessi: cioè, altre panchine sicure perché nessun calciatore potrà giocarle tutte. Fabio Paratici resta convinto del fatto che la sessione di trattative in corso non sia legata alla panchina di Paulo a Parma.

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TORINO - Il giorno dopo è comunque un giorno diverso. Ieri, per dire, al suo fianco c’è sempre stata l’inseparabile Oriana, non - con tutto il rispetto - Matthijs de Ligt ed Emre Can, che peraltro hanno condiviso con lui l’enorme delusione che solitamente coglie i non titolari. Ieri, insomma, è andata meglio, sabato molto meno. Paulo Dybala ha vissuto a Parma un pomeriggio assai strano. Ingiusto e inesatto sostenere che si fosse illuso, dopo i tre gol segnati tra Villar Perosa e Trieste, di aver prenotato una maglia nell’undici. Però il ragazzo non se l’aspettava. E chi l’ha visto scendere dal pullman della squadra, giunto al Tardini cento minuti prima del fischio d’inizio, già raccontava di una Joya poco gioviale. Poi quegli sguardi colti in panchina, quasi smarrito per uno status che non gli appartiene. Il riscaldamento prolungato, le urla del popolo bianconero che si sovrapponevano ai rumori di fondo di una partita che intanto proseguiva, il ritorno in panca non appena Federico Bernardeschi era entrato al posto di Gonzalo Higuain. Minuto 83 di Parma-Juventus: è in quel momento che il faccione di Paulo s’illividisce, fra lo stranito, il teso e il nervoso miscelati assieme.

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