Milan, per Ibrahimovic arriva l'ora dei dubbi

Zlatan vede nei rossoneri solo svantagg: non ha legami, la squadra è debole, non conosce Pioli. Solo la moglie sarebbe molto felice di tornare a Milano
Milan, per Ibrahimovic arriva l'ora dei dubbi

MILANO - Dopo i giorni dell’euforia, stanno arrivando quelli dei dubbi. L’incontro della scorsa settimana a Casa Milan tra Mino Raiola, storico procuratore di Zlatan Ibrahimovic, e tutta la dirigenza rossonera al gran completo, aveva suscitato grande entusiasmo. Perché se Raiola va a parlare con il club, significa che lo svedese non ha preclusioni nei confronti del Milan. E se la dirigenza ospita Raiola a “casa sua”, significa che la società non esclude, a priori, di poter finalmente ingaggiare un giocatore esperto, venendo meno alle regole finora imposte da Gazidis sui giocatori over 30. Insomma, tutto sembrava in discesa, anche perché l’offerta rossonera (2 milioni da gennaio a giugno, più altri quattro per la stagione successiva: un totale di 6 in 18 mesi di attività) potevano anche essere in linea con le aspettative del giocatore. Ma il silenzio di questi giorni ha fatto emergere tutti quelli che invece sarebbero i dubbi che assillano lo svedese. E una domanda, più di ogni altra, testimonia l’impasse che sta regnando in queste ore: per quale motivo Ibrahimovic dovrebbe accettare di finire la carriera nel Milan?

 Ecco, in realtà, non c’è praticamente una sola risposta convincente, anzi. Dove ci si gira, si scoprono al contrario motivazioni esattamente opposte. Partendo dalla classifica: il Milan è in quattordicesima posizione e per quanto Ibra possa imporre una svolta, la Champions è irraggiungibile e anche l’Europa League appare al momento una chimera. Si parla poi di un ritorno a casa. Ma anche questa, in realtà, è una mezza verità. Ibrahimovic, del Milan attuale, non conosce praticamente nessuno se non i magazzinieri. Con Boban non ha mai giocato, con Maldini nemmeno (anche se si sono sfiorati). Pioli, probabilmente, sa a stento chi sia. Insomma, senza un solo compagno di squadra con il quale dirsi orgoglioso di poter giocare al fianco; senza un tecnico di riferimento; senza un obiettivo di classifica degno del suo passato, perché mai dovrebbe fare i salti mortali per tornare in rossonero? Certo, la moglie è innamorata di Milano, fu decisiva anche nel 2010 - quando dopo l’esperienza negativa con il Barcellona, Ibra decise di tornare in Italia nella terza squadra diversa dopo Juventus e Inter - e potrebbe nuovamente indirizzare il marito. 

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