Raiola: “Juve, l’affare Pogba si può ancora rifare. A lui piacerebbe”

L’agente del centrocampista francese: “Ora darà il meglio con lo United, ma è chiaro che Paul voglia lottare per Champions e titoli. Come per Ibra, anche per lui l’Italia è una seconda casa”
Raiola: “Juve, l’affare Pogba si può ancora rifare. A lui piacerebbe”© LaPresse/Spada

Giusto fare un passettino indietro. Anche perché qualcosa del Mino Raiola pensiero è già filtrato, ok, ma altra buona parte è invece rimasta confinata tra le mura di San Siro. O comunque spezzettata un po’ di qua e un po’ di là nel territorio Euro-calcistico in quanto frutto d’una lunghissima chiacchierata che il super-agente ha snocciolato - dopo Milan-Juventus di Coppa Italia - un po’ in italiano, un po’ in francese, un po’ in olandese, un po’ in portoghese a seconda degli interlocutori - con tanto di telecamere e/o registratori - che aveva davanti.

Una chiacchierata, per intenderci, inframezzata anche dal fugace incrocio del suddetto Raiola con il vice-presidente bianconero Pavel Nedved, suo ex assistito. E che dunque è facilmente virata su temi molto juventini. Peraltro gustosi assai.

«Quant’è cresciuto Pavel come dirigente? Ha già dmostrato di essere un grande dirigente. Poi è chiaro, chiunque nella vita non impari di più giorno dopo giorno, beh, vuol dire che è morto. Anche un giornalista... Scrive un pezzo e dice, che bel pezzo. Ma poi cerchi di scriverne uno migliore il giorno dopo. Lo stesso per un dirigente sportivo. Ma di sicuro alla Juve non ci sono problemi in questo senso, in quanto a dirigenti».

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E Mino Raiola in cosa può ancora crescere, ancora? C’è una nuova maxi operazione che insegue o pregusta?
«Io posso crescere avendo ancora la voglia di imparare, di mettermi in discussione. Nuovi discorsi, nuove sfide: voi sapete che io tengo molto a questa guerra che ho contro il mondo Fifa, questo per me è un obiettivo che son contento di perseguire e per cui mi alzo al mattino e sono contento. Poi mi piace imparare dai miei calciatori: ragazzi che insegnano sempre qualcosa e che sono diversi rispetto a 20, 25 anni fa. Sono diverse le situazioni, sono diversi i club. La sfida di San Siro tra Zlatan (Ibrahimovic, ndr) e Matthijs (De Ligt, ndr) è stata un duello emozionante per me: vedo un’epoca nuova entrare e un’epoca che sta agli ultimi sgoccioli, anche se potrebbe durare ancora 10 anni».

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Giusto fare un passettino indietro. Anche perché qualcosa del Mino Raiola pensiero è già filtrato, ok, ma altra buona parte è invece rimasta confinata tra le mura di San Siro. O comunque spezzettata un po’ di qua e un po’ di là nel territorio Euro-calcistico in quanto frutto d’una lunghissima chiacchierata che il super-agente ha snocciolato - dopo Milan-Juventus di Coppa Italia - un po’ in italiano, un po’ in francese, un po’ in olandese, un po’ in portoghese a seconda degli interlocutori - con tanto di telecamere e/o registratori - che aveva davanti.

Una chiacchierata, per intenderci, inframezzata anche dal fugace incrocio del suddetto Raiola con il vice-presidente bianconero Pavel Nedved, suo ex assistito. E che dunque è facilmente virata su temi molto juventini. Peraltro gustosi assai.

«Quant’è cresciuto Pavel come dirigente? Ha già dmostrato di essere un grande dirigente. Poi è chiaro, chiunque nella vita non impari di più giorno dopo giorno, beh, vuol dire che è morto. Anche un giornalista... Scrive un pezzo e dice, che bel pezzo. Ma poi cerchi di scriverne uno migliore il giorno dopo. Lo stesso per un dirigente sportivo. Ma di sicuro alla Juve non ci sono problemi in questo senso, in quanto a dirigenti».

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