TORINO - E se tutto si concluderà a fine stagione, dopo un quinquennio ancor più intenso qualora i suoi muscoli fossero stati meno fragili, ci si saluterà senza sbattere la porta. Il rapporto tra Sami Khedira e la Juventus non subirebbe scossoni da un’eventuale separazione. A Torino il tedesco arrivò nell’estate 2015 da campione del mondo, liberato gratis dal Real Madrid come fosse un rottame di ventott’anni, e con i bianconeri s’è tolto le sue soddisfazioni. Ha convissuto con numerosi infortuni, che l’hanno costretto a saltare 78 partite da quand’è juventino, ma se in buone condizioni fisiche non si è mai tirato indietro. Poi siccome tutto finisce, può succedere che il club mediti un’operazione di forte ringiovanimento della rosa e punti forte su Sandro Tonali. Ma fino al termine di questa tormentata stagione il buon Sami vorrà essere di nuovo determinante per il destino dei campioni d’Italia.
Ecco, a proposito della salute delicata dell’ex merengue: sono 17 le gare stagionali saltate da inizio dicembre, quando fu operato ad Augsburg per la “pulizia” del ginocchio sinistro, fino alla convocazione cui rispose presente in occasione di Juve-Inter dell’8 marzo. Tre mesi, come previsto, per provare a tornare il vero Khedira e dimostrarsi ancora insostituibile soprattutto sul palcoscenico europeo, dove la personale tripletta (Champions-Supercoppa-Mondiale per club) fu il suo miglior biglietto da visita nel 2015 per una squadra appena sconfitta dal Barcellona a Berlino. Il problema è che il tedesco ha faticato a garantire una certa continuità a livello di presenze, perché quanto al rendimento non c’è nulla di cui discutere: tutti i tecnici che l’hanno allenato - da José Mourinho a Carlo Ancelotti, passando per Massimiliano Allegri e Maurizio Sarri - non ne hanno mai fatto a meno.
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