Fabio Capello, proseguono queste notti da brivido in Champions che lei commenta su Sky e il pensiero non può che tornare all’Atalanta uscita al 90’ e oltre. Ripensando a quella sfida col Psg crede che si sia trattato solo di sfortuna?
«Io direi innanzitutto che la squadra bergamasca ha patito l’assenza di Ilicic, uno che fa la differenza quando ha il possesso palla. Ma l’Atalanta è durata 60 minuti, nella seconda parte del match si è vista una aggressività maggiore dei francesi che avevano una condizione fisica migliore. Cosa strana perché l’Atalanta solitamente queste situazioni le fa vivere agli avversari nel nostro campionato. In ogni caso la vera differenza l’hanno fatta i due fuoriclasse: Neymar e Mbappè. Quando Mbappè è entrato ho detto ai colleghi di Sky, “Ragazzi, la partita è finita”. I fuoriclasse si chiamano così non per caso».
Era da un po’ che non si vedeva entrare un giocatore e cambiare l’equilibrio del match in maniera così eclatante. E’ d’accordo?
«Io dico che i prossimi Palloni d’Oro se li giocheranno lui e Neymar. E tra l’altro giocano nella stessa squadra per cui è evidente che per chi incontra il Psg sono dolori».
Un peccato doppio per la squadra di Gasperini visto che c’era stato un sorteggio asimmetrico sotto il profilo dei valori...
«In effetti sì ma sto notando situazioni strane per cui non si può dire. Ho guardato il Lipsia con attenzione e nelle ultime 4 partite di campionato andava piano. Con l’Atletico invece mi ha impressionato: per 60 minuti non ha corso, scattava continuamente. Lo ripeto: scattando. Davvero impressionante. Poi ovviamente sono calati ma è stata un’ora pazzesca. Invece gli spagnoli che erano cresciuti nelle ultime gare della Liga li ho visti meno performanti».
Il Lipsia scattava molto ma ha anche dimostrato grande proprietà di palleggio.
«Sì, soprattutto a centrocampo e negli spazi ma quando si avvicinava all’area di rigore o ci entrava dentro denunciava i propri limiti di qualità per quanto riguarda l’attacco. Troppi errori nei cross e negli assist finali».
Nell’altra coppa, l’Europa League, che Sky propone sempre in diretta, c’è l’altra squadra nerazzurra italiana, l’Inter che è in semifinale. Qual è la sua previsione per il gruppo di Conte?
«Io vedo l’Inter in finale. Lo Shakhtar è una squadra che gioca molto bene a calcio, ha grande qualità da metà campo in avanti ma in difesa lascia a desiderare e in questo momento l’Inter difende bene e in attacco, con la palla a Lukaku, riescono a fare la differenza. Tra l’altro con Lautaro si trova molto bene e riesce a mettere disposizione del compagno la sua forza fisica devastante. Devo dire che secondo me in Italia trova vita più facile perché non ci sono difensori altrettanto potenti in grado di arginare la sua forza».
Si sta colmano il gap tra le italiane e le squadre europee più forti o no?
«I risultati direi che parlano chiaro. C’è una differenza notevole. Partiamo dal fatto che gli arbitraggi italiani fischiano ogni contrasto e ogni fallo lo sanzionano con un cartellino giallo. Noi abbiamo perso la possibilità di vivere un calcio fisico. C’è un calcio tecnico che cerchiamo di proporre ma va piano, è lento. Siamo scarsi nella parte fisica e diventati lenti dal punto di vista tecnico: guardate i passaggi delle squadre di Champions straniere, sono veloci, la palla la fanno correre a duemila all’ora, anche i passaggini corti sono bastonate. Noi invece la palla la facciamo rotolare!».
Che calcio è senza i tifosi?
«Io dico che balla circa un 20%. Però occorre fare una riflessione: ci sono giocatori timidi che col pubblico non si esprimono al 100% e quindi in queste condizioni particolari hanno dato il meglio. Chiaro che in Champions c’è solo il top e questo discorso non vale».
Lei come lo ha vissuto il lockdown ed è preoccupato per i contagi che tornano a risalire. Che settembre e ottobre dobbiamo aspettarci?
«Io sono uno che obbligherebbe l’uso della mascherina anche quando si va a letto. Ci vuole umiltà! Bisogna avere rispetto degli altri: nessuno sa se può trasmettere il virus. Io sono per la prudenza e il rispetto. Divertiamoci in una modalità rispettosa».
Prima parlavamo di assi del Psg. Alla Juventus c’è Cristiano Ronaldo che ha 35 anni. Quanto può durare ancora a questi livelli?
«Lui fa la differenza perché segna molto. Con l’età che avanza di solito i giocatori tendono ad arretrare. Potrebbe perdere lo sprint e a quel punto è chiaro che sarebbe meno impattante. Non credo nel gioco aereo ma per il resto sì. Del resto è normale che si perda rapidamente di anno in anno la coordinazione e tutto il resto quando si supera una certa soglia. Vediamo».
Restiamo in ambito Juve: è rimasto più sorpreso dall’esonero di Sarri o dall’ingaggio di Pirlo?
«Si sapeva che non c’era feeling nello spogliatoio con Sarri per cui pensavo che la Champions sarebbe stato un banco di prova. Per Pirlo, invece, lo avevo già votato e me lo immaginavo su quella panchina tra un anno. La presentazione in pompa magna con il presidente Agnelli per il tecnico dell’Under 23 mi aveva fatto venire il sospetto...».
A proposito di panchine a rischio, a Roma potrebbero cambiare tutto con l’arrivo della proprietà nuova. Qualora gliela proponessero la conduzione tecnica della squadra, un pensiero lo farebbe oppure di tornare ad allenare proprio non ci pensa?
«Esatto, non ci penso proprio! Mi diverto a Sky, vinco sempre e non perdo mai. E poi i ritorni sono quasi sempre disastrosi. Quelli a buon fine sono nell’ordine del 20%».
A proposito di ritorni si sta profilando uno scambio tra Dybala e Pogba, Lei cosa ne pensa?
«Io mi tengo Dybala. Pogba mi dà l’impressione di non essere un leader trainante ma uno che vuole fare bella figura grazie agli altri che trainano!».
Che campionato ci dobbiamo aspettare? Decimo scudetto di fila o l’Inter di Conte potrebbe fare lo scherzo?
«Io dico che l’Inter sarà l’avversario vero della Juventus per la lotta al titolo».