Da Dzeko a Morata: Juve, ecco cosa cambia

L’attaccante bosniaco avrebbe garantito qualità nella rifinitura e aperto spazi per gli inserimenti. Il bomber spagnolo darà profondità liberando la trequarti e porterà più dinamismo in pressing
Da Dzeko a Morata: Juve, ecco cosa cambia

TORINO - Da un estremo all’altro. Dei centravanti trattati dalla Juventus negli ultimi mesi, l’appena abbandonato Edin Dzeko e l’appena ingaggiato Alvaro Morata sono probabilmente i più diversi. Un salto che non deve né stupire né preoccupare. Primo perché, come gli altri attaccanti seguiti, sono due giocatori di livello internazionale, che resta il primo e indispensabile requisito per far par parte della Juventus. Secondo perché Andrea Pirlo vuole una fase offensiva basata su principi ben delineati - ampiezza costante, attacco della profondità frequente e presenza continua nella zona di rifinitura tra le linee -, ma è molto duttile per quanto riguarda chi e come deve assolvere quei compiti. Ecco perché, per quanto diversi, Dzeko e Morata potevano entrambi andar bene: lo spagnolo svolgerà funzioni diverse da quelle che avrebbe avuto il bosniaco e che saranno garantite da altri compagni, così come sarebbe successo se fosse stato il romanista ad approdare a Torino.

Da Dzeko a Morata: ecco cosa cambia

Cosa cambia, dunque, da Dzeko a Morata? Citiamo la fresca tesi del tecnico bianconero, con due passaggi realtivi agli attaccanti: «Nel mio modello di gioco, l’attacco della profondità (anche corta) è un elemento molto importante e spesso è proprio l’attaccante che se ne occupa con continuità», il primo, e «In un calcio d’attacco con tanti giocatori offensivi è necessario inoltre che l’attaccante sia capace di dialogare con tecnica ed intelligenza con i propri compagni per favorire gli inserimenti degli stessi». Ecco, Dzeko avrebbe incarnato alla perfezione questo secondo passaggio, mentre il primo traccia l’identikit di Morata.

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