Pagina 3 | Serie A 2023-2024: Juve, se Allegri trova squadra c'è Tudor in pole! E Juric...

MILANO - La panca scotta più che mai di questi tempi. La rescissione consensuale tra Antonio Conte e il Tottenham ha acceso la miccia: tutti sanno che “l’uomo che fabbrica scudetti” vuole tornare a casa e questo - ovviamente - mette pepe alla volata finale di stagione, dove tutti si giocano il futuro. Anche chi, come Luciano Spalletti, ha già messo in ghiaccio lo spumante per festeggiare uno scudetto che a Napoli manca dai tempi di Diego Armando Maradona (per non dire di quanto potrebbe accadere in Champions...). Aurelio De Laurentiis, qualche giorno fa, l’ha dichiarato urbi et orbi («Luciano Spalletti resterà a Napoli») forte di una clausola che permette al Napoli di prolungare il contatto in essere fino al 2024 e dell’idea di allungare ulteriormente l’accordo fino al 2025: parole che si scontrano con i silenzi dell’allenatore che - giustamente - vuole vivere nel presente, visto che c’è un lavoro da completare. Cosa potrebbe dunque spingere clamorosamente Spalletti lontano da Napoli? L’idea che la magia possa non ripetersi e che quanto accaduto in un’annata tanto straordinaria, possa essere l’esaltante conclusione di un’avventura iniziata con tutt’altre prospettive (il tutto senza considerare la minaccia di qualche cessione illustre, in primis quella di Victor Osimhen, la cui valutazione ha già superato i cento milioni).

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De Zerbi? Costa 13 milioni

Anche Maurizio Sarri sta vivendo un periodo d’oro alla Lazio ma, per altri motivi, resta un punto interrogativo grande così sulla sua permanenza a Roma. Quale? I rapporti tumultuosi con il ds Igli Tare. Claudio Lotito è stato posto di fronte a un bivio dall’allenatore: deve scegliere, perché è impossibile continuare a far convivere sotto lo stesso tetto due personalità tanto forti con idee antitetiche. In caso di rottura con l’allenatore, il candidato principale per prenderne il posto sarebbe Roberto De Zerbi, insieme ad Antonio Conte, l’altro “prezzemolino” nel toto-panchine, considerato che quanto combinato da lui a Brighton, ha solleticato in maniera trasversale le fantasie delle nostre grandi. A raffreddarle ci sarebbe però una clausola rescissoria da 13 milioni inserita al momento della firma del contratto con il club inglese che aveva seguito identico modus operandi con Graham Potter (che il Chelsea ha dovuto pagare come avrebbe fatto con un giocatore). Un buon motivo per cui l’allenatore - seppur sia stimatissimo dal ds Piero Ausilio - non sia in cima ai pensieri di Beppe Marotta per la successione all’Inter di Simone Inzaghi, allenatore più traballante tra le big dell’Italia pallonara. L’amministratore delegato ha costruito le sue fortune sulla scelta di leader di comprovata affidabilità ad alto livello: il sogno sarebbe sempre quello di tornare a lavorare con Massimiliano Allegri, però - oltre a Conte - il mercato può fornire due assist altrettanto importanti che rispondono all’identikit di José Mourinho (in scadenza con la Roma e sempre più dubbioso sull’opportunità di rinnovare: come si legge a fianco, i Friedkin, in caso di addio, potrebbero virare su Conte) e Diego Simeone, il cui ciclo all’Atletico Madrid è ormai ai titoli di coda. Entrambi sono in uscita: il portoghese potrebbe essere solleticato dall’idea di portare in dote all’Inter, dopo il Triplete, la seconda stella; mentre Simeone (che dovrebbe comunque accettare un terzo di stipendio rispetto a quanto gli garantisce l’Atletico Madrid), non ha mai nascosto l’ambizione di tornare in Italia per allenare Lazio oppure Inter, terra sempre benedetta per gli argentini. Nel mazzo ci sono pure tecnici “emergenti” (da Thiago Motta fino a Italiano) ma pure una - al momento del tutto improbabile - conferma di Inzaghi, che dipende da un super exploit in Champions, oltre ovviamente alla conquista di un posto tra le prime quattro in campionato.

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Milan, occhio a Maldini. E Juve e Toro...

Queste sono le stesse “colonne d’Ercole” che dovrà superare Stefano Pioli: fondamentale soprattutto garantire a RedBird un posto nell’aristocrazia europea pure nella prossima stagione. In caso di fallimento, tutta l’area tecnica - non solo l’allenatore - si troverebbe messa in discussione e l’eventuale scelta del nuovo allenatore potrebbe seguire quelle del nuovo direttore tecnico designato dal club al posto di Paolo Maldini. Facile pensare che la nuova proprietà americana possa puntare su un grande profilo internazionale: oltre alla solidità di Conte, il mercato offre la suggestione Nagelsmann e soprattutto Luis Enrique che, per caratteristiche, sembra in tutto e per tutto il profi lo più adatto per raccogliere l’eredità di Pioli.

Alla Juve, per evidenti motivi, è tutto in divenire. Massimiliano Allegri è molto apprezzato dalla nuova dirigenza per come ha gestito un’annata diventata un ginepraio e questo fatto, unito a uno stipendio da 7.5 milioni fino al 2025, rendono improbabile un divorzio. Questo a meno che, ovviamente, non sia l’allenatore a trovare squadra: in quel caso non sarebbe difficile trovare un accordo per separarsi, anche perché lo stipendio di Allegri è figlio della vecchia politica societaria, mentre per il futuro - almeno nell’immediato - la Juve punta su giovani e ingaggi sostenibili. In tal senso, potrebbe fare al caso del club bianconero Igor Tudor, già apprezzato vice di Andrea Pirlo e ottimo conoscitore del mondo Juve. Pure al Torino condizione necessaria per dirsi addio è il fatto che Ivan Juric trovi squadra. I rapporti con il presidente Cairo sono da sempre alquanto ondivaghi ed entro fine aprile il club vuole avere una risposta defi nitiva dall’allenatore. Il quale, a sua volta, chiede un progetto ambizioso e potrebbe pure trovarlo altrove. In questo caso non sarebbe diffi cile arrivare alla rescissione. Il Toro potrebbe così virare su Paolo Zanetti, che ha già vestito la maglia granata da giocatore ed è molto apprezzato, con Alessio Dionisi possibile alternativa, anche se il Sassuolo vuole tenersi ben stretto il proprio allenatore. Visti i tempi che corrono, davvero una rarità.

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Milan, occhio a Maldini. E Juve e Toro...

Queste sono le stesse “colonne d’Ercole” che dovrà superare Stefano Pioli: fondamentale soprattutto garantire a RedBird un posto nell’aristocrazia europea pure nella prossima stagione. In caso di fallimento, tutta l’area tecnica - non solo l’allenatore - si troverebbe messa in discussione e l’eventuale scelta del nuovo allenatore potrebbe seguire quelle del nuovo direttore tecnico designato dal club al posto di Paolo Maldini. Facile pensare che la nuova proprietà americana possa puntare su un grande profilo internazionale: oltre alla solidità di Conte, il mercato offre la suggestione Nagelsmann e soprattutto Luis Enrique che, per caratteristiche, sembra in tutto e per tutto il profi lo più adatto per raccogliere l’eredità di Pioli.

Alla Juve, per evidenti motivi, è tutto in divenire. Massimiliano Allegri è molto apprezzato dalla nuova dirigenza per come ha gestito un’annata diventata un ginepraio e questo fatto, unito a uno stipendio da 7.5 milioni fino al 2025, rendono improbabile un divorzio. Questo a meno che, ovviamente, non sia l’allenatore a trovare squadra: in quel caso non sarebbe difficile trovare un accordo per separarsi, anche perché lo stipendio di Allegri è figlio della vecchia politica societaria, mentre per il futuro - almeno nell’immediato - la Juve punta su giovani e ingaggi sostenibili. In tal senso, potrebbe fare al caso del club bianconero Igor Tudor, già apprezzato vice di Andrea Pirlo e ottimo conoscitore del mondo Juve. Pure al Torino condizione necessaria per dirsi addio è il fatto che Ivan Juric trovi squadra. I rapporti con il presidente Cairo sono da sempre alquanto ondivaghi ed entro fine aprile il club vuole avere una risposta defi nitiva dall’allenatore. Il quale, a sua volta, chiede un progetto ambizioso e potrebbe pure trovarlo altrove. In questo caso non sarebbe diffi cile arrivare alla rescissione. Il Toro potrebbe così virare su Paolo Zanetti, che ha già vestito la maglia granata da giocatore ed è molto apprezzato, con Alessio Dionisi possibile alternativa, anche se il Sassuolo vuole tenersi ben stretto il proprio allenatore. Visti i tempi che corrono, davvero una rarità.

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