Non sarà una Coppa Italia a spostare l’ago della bilancia, per quanto il trofeo quest’anno avesse signifi cati intrinsechi superiori al consueto in casa Juventus. E, infatti, non sarà la disastrosa prova di mercoledì sera a San Siro a sentenziare sugli scenari futuri della panchina bianconera. Perché alla Continassa non ritengono saggio prendere decisioni capitali sull’onda emotiva di 90’ di gioco e perché il discorso va ben oltre l’evoluzione questo fi nale di stagione. Tant’è che, a prescindere da tutto e a maggior ragione dalla resa senz’anima in casa dell’Inter, l’affresco più verosimile è quello che vede ancora Massimiliano Allegri alla guida della squadra. La società, al di là di un mese d’aprile in cui pare essersi accesa la spia della riserva, ha ancora fi ducia nelle qualità del tecnico livornese e apprezza come stia guidando il gruppo nel bel mezzo della tempesta. E poi... beh, poi c’è la questione non secondaria dell’oneroso contratto che lega Allegri ai colori bianconeri: un accordo da 7,5 milioni a stagione che non si estinguerà prima del 2025. L’offuscata prospettiva di un divorzio da qui all’estate, insomma, non può prescindere dall’irruzione di un altro club desideroso di assicurarsi i servigi dell’allenatore o da un’intesa consensuale tra le parti.