"Bellingham, leader a 15 anni. Con Ancelotti al Real da Pallone d'Oro"

Il tecnico spagnolo Clotet parla degli esordi del talento inglese al Birmingham: "Giocava come un veterano, i compagni più esperti si facevano trascinare dalla sua voglia"
"Bellingham, leader a 15 anni. Con Ancelotti al Real da Pallone d'Oro"© Getty Images

Jude Bellingham l'uomo del momento, colui che per primo ha movimentato il mercato estivo, dando il via alle danze con un nuovo trasferimento record da 120 milioni di euro (con bonus). A fine mese compirà 20 anni, un talento purissimo con margini di miglioramento ancora enormi. A lanciarlo nel calcio professionistico fu Pep Clotet, lo spagnolo attuale allenatore della Torpedo Mosca dopo aver guida Brescia e Spal che, 38 giorni dopo il sedicesimo compleanno di questo predestinato, lo mise in campo con la maglia del Birmingham in Championship.

Clotet, cosa vide d'importante in quel ragazzino alto e magro da farlo debuttare così giovane nella serie B inglese?
«Il Birmingham era in un momento molto difficile. La precedente gestione societaria aveva sforato il fair play finanziario e oltre a pesanti sanzioni economiche era arrivata anche la stangata di 12 punti di penalizzazione. La nuova proprietà cinese mi aveva chiesto di valuta- re attentamente i giovani del vivaio anche perchè tra le sanzioni c'era quella che ci imponeva di prendere al massimo cinque giocatori in prestito, il nostro mercato era di fatto bloccato. Jude fu messo in una delle li- ste che mi arrivarono dagli allenatori dell'Accademy. Non era il primo nome, ce n'erano altri, di ragazzi che avevano 2-3 anni in più. Lo vidi per la prima volta che non aveva ancora compiuto i 16. Mi impressionò la maturità con cui giocava. “Altro che 15 anni, questo sta in campo come se ne avesse il doppio” esclamai. E lo portai nel ritiro estivo con la prima squadra, in attesa del momento buono per farlo debuttare»

Che giocatore era?
«Già quello che vedete adesso: un box to box, ideale per il calcio inglese. Quel tipo di giocatore è molto apprezzato da quelle parti. Nel pre-campionato che svolgemmo in Portogallo impressionò tutti. Lo feci esordire in FA Cup contro il Portsmouth poi in campionato contro lo Stoke City: entrò al 30' del secondo tempo quando eravamo sotto 1-0. Segnò subito il gol del pareggio, una rete che ci diede la carica e ci spinse alla rimonta per vincere la partita. Da quel momento non è più uscito di squadra».

Quali erano le sue doti principali?
«In fase difensiva era molto concentrato. Copriva gli spazi, recuperava palla e poi si buttava nello spazio con potenza andando ad attaccare. Era un leader perchè anche i suoi compagni di squadra più esperti si facevano trascinare: vedevano il ragazzino che andava a mille, su tutti i palloni, mettendoci tanta qualità e questo li sprona- va a fare una corsa in più. Dopo poche partite era diventato il cervello della squadra. Giocavamo 4-4-2, di ruolo avrebbe dovuto fare la mezzala, ma non era contemplato in quel modulo quindi per non cambiare tutto l'assetto gli chiesi di mettersi esterno, ma entrando nel campo diventando di fatto un interno di centrocampo. Questa nuova dimensione lo aiutò a crescere in fretta, arricchendo subito un bagaglio tecnico-tattico che era già importante».

Come e dove può inserirsi nel Real Madrid?
«Benissimo, anche perché verrà allenato da uno dei migliori allenatori al mondo qual è Carlo Ancelotti. Una settimana e mezza fa, dopo aver letto sui media spagnoli che il pressing del Real si stava concretizzando, ci siamo sentiti e gli ho detto che era il giusto passo da fare perchè se nel Borussia Dortmund poteva giocare per vincere con il Real Madrid deve giocare per vincere. Il cambio di verbo farà la differenza e lo porterà a uno switch determinante, per un altro salto di qualità. Fin dove può arrivare nessuno lo può dire, ma non mi stupirei di vedergli alzare nel giro di pochi anni il Pallone d'oro. Da ragazzo ha già vinto l'equivalente di questo premio riservato proprio ai baby. Ha solo sfiorato il Golden Boy, ma vedrete che presto lo celebrerete su Tuttosport. Il Real Madrid ha un eccellente centrocampo con Modric, Kroos e Valverde, un reparto nel quale un giocatore fortissimo come Tchouameni è costretto a fare panchina, ma sono certo che Jude non farà fatica a trovare un posto. Parlo spesso anche con la sua famiglia, è bello che mi chiedano ancora cosa pensi sia meglio per la carriera del ragazzo, ho detto loro di stare tranquilli: la parabola è in continua crescita e non si fermerà per tanti, tanti anni. L'Inghilterra è fortunata ad avere un campione così, che farà la fortuna della Nazionale e porterà la selezione nazionale a tornare a vincere qualcosa d'importante».

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