Bernardo Silva, vento d'Arabia: pure la Premier piange

L'ipotesi che anche il trequartista del City possa raggiungere Ronaldo e Benzema allarma gli inglesi, abituati a fare man bassa sul mercato
Bernardo Silva, vento d'Arabia: pure la Premier piange© Getty Images

Un paio di settimane fa il Pga Tour e il suo competitor, LIV Golf, hanno siglato la pace annunciando che nei prossimi mesi verrà lanciato un progetto comune. Negli ultimi due anni, la superlega araba è riuscita a sedurre alcuni dei protagonisti principali del green soffiandoli al circuito tradizionale. Come ci sono riusciti? Utilizzando lo stesso metodo grazie al quale il fondo sovrano arabo ha fatto irruzione nel mondo del pallone: a colpi di ingaggi faraonici.

Una pioggia di bigliettoni che ha spazzato via gli equilibri preesistenti con l'aggravante che, a differenza di quanto successo qualche anno fa in Cina, con i club costretti dal governo a tornare sui propri passi, questa volta il via libera è arrivato direttamente dalla famiglia reale che ha nazionalizzato il 75% dei quattro club più importanti del paese, concedendogli fondi illimitati per costruire quello che Cristiano Ronaldo ha definito «uno dei cinque campionati più importanti al mondo».

Modric e Messi, il no all'Arabia

Contrariamente al fenomeno portoghese e a Karim Benzema, che si è trasferito da poco a Jeddah, Lionel Messi ha preferito gli Stati Uniti, mentre Luka Modric, chiudendo così il circolo dei Palloni d'Oro in attività, ha ancora voglia di vestire la camiseta blanca del Real Madrid. La scelta di CR7 e Karim, ai quali si sono aggiunti una buona manciata di buoni calciatori, non ha realmente preoccupato il gotha del calcio europeo fino a quando non è stato fatto anche il nome di Bernardo Silva. E già, perché se il trequartista portoghese, uno dei migliori calciatori in attività dovesse decidere di trasferirsi in Arabia ad appena 28 anni e dopo aver appena vinto la Champions League da protagonista assoluto, l’effetto domino potrebbe essere devastante.

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Bernardo Silva in Arabia, le reazioni

La possibilità di vedere il trequartista lusitano del City in Arabia ha provocato la reazione appassionata dell’ex idolo del Liverpool, Jamie Carragher: «È nel meglio della sua carriera ed è uno dei migliori calciatori degli ultimi cinque anni. Il campionato arabo non mi preoccupava finché si limitava a prendere giocatori di 30 anni. I sauditi, però, si sono impossessati del golf, dei grandi incontri di boxe e ora ci stanno provando con il calcio. Si tratta di sportswashing, bisogna fermarlo». Dalla sua, Gary Neville ha chiesto di congelare, dopo quello di N’Golo Kanté, tutti i trasferimenti di calciatori del Chelsea in Arabia «fino a quando non si farà luce sulla struttura societaria del club» che in parte appartiene alla Clearlake Capital, partecipata dal fondo sovrano arabo. Ma questo era noto già a tutti, anche in Inghilterra. Così come sapevano che è saudita anche Mohamed bin Salman, numero uno del Newcastle, e che appartengono al mondo arabo sia Mansour bin Zayed (City) che Nassef Sawiris (Egitto). Ma non si è mai parlato di sportswashing fino a quando i soldi e i campioni sono rimasti nel Regno Unito. Ora, invece, bisogna «fermarlo». Ma se Carragher e Neville sperano nelle leggi del calcio si sbagliano di grosso: l’unico a poterlo fermare è Bernardo Silva con il suo esempio. Dipende tutto da lui.

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Un paio di settimane fa il Pga Tour e il suo competitor, LIV Golf, hanno siglato la pace annunciando che nei prossimi mesi verrà lanciato un progetto comune. Negli ultimi due anni, la superlega araba è riuscita a sedurre alcuni dei protagonisti principali del green soffiandoli al circuito tradizionale. Come ci sono riusciti? Utilizzando lo stesso metodo grazie al quale il fondo sovrano arabo ha fatto irruzione nel mondo del pallone: a colpi di ingaggi faraonici.

Una pioggia di bigliettoni che ha spazzato via gli equilibri preesistenti con l'aggravante che, a differenza di quanto successo qualche anno fa in Cina, con i club costretti dal governo a tornare sui propri passi, questa volta il via libera è arrivato direttamente dalla famiglia reale che ha nazionalizzato il 75% dei quattro club più importanti del paese, concedendogli fondi illimitati per costruire quello che Cristiano Ronaldo ha definito «uno dei cinque campionati più importanti al mondo».

Modric e Messi, il no all'Arabia

Contrariamente al fenomeno portoghese e a Karim Benzema, che si è trasferito da poco a Jeddah, Lionel Messi ha preferito gli Stati Uniti, mentre Luka Modric, chiudendo così il circolo dei Palloni d'Oro in attività, ha ancora voglia di vestire la camiseta blanca del Real Madrid. La scelta di CR7 e Karim, ai quali si sono aggiunti una buona manciata di buoni calciatori, non ha realmente preoccupato il gotha del calcio europeo fino a quando non è stato fatto anche il nome di Bernardo Silva. E già, perché se il trequartista portoghese, uno dei migliori calciatori in attività dovesse decidere di trasferirsi in Arabia ad appena 28 anni e dopo aver appena vinto la Champions League da protagonista assoluto, l’effetto domino potrebbe essere devastante.

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