Uefa, la rivoluzione su plusvalenze e mercato è una regoletta anti Chelsea

Le decisioni sul calciomercato si risolvono in una vaga richiesta ai revisori dei club e all'impossibilità di spalmare gli ammortamenti oltre i cinque anni come aveva iniziato a fare Boehly nell'assenza di norme della Premier

Sono ufficiali le nuove regole della Uefa sul Fair Play finanziario, riguardanti il trattamento contabile degli ammortamenti dei cartellini e degli scambi di calciatori tra club, con annesse plusvalenze. Novità che, come annunciato, sono state varate dal Comitato Esecutivo riunitosi ieri ed «entreranno in vigore il 1° luglio 2023», ovvero da sabato e dunque da questa sessione di mercato.

La montagna Uefa partorisce il topolino

Quali sono queste novità? Partiamo dalla questione scambi e plusvalenze, alla base delle vicende giudiziarie che hanno coinvolto la Juventus. «Per quanto riguarda le operazioni di scambio di calciatori, il regolamento precisa che spetta alle società valutare se un’operazione di trasferimento sia qualificabile come permuta, nel qual caso dovrà essere contabilizzata in linea con i principi contabili internazionali. Questo approccio mira a dissuadere che le operazioni di trasferimento avvengano con il solo intento di gonfiare artificialmente i profitti del trasferimento piuttosto che per scopi sportivi. Ora è richiesto che i revisori dei club confermino la corretta applicazione dei requisiti contabili descritti e segnalino eventuali discrepanze in caso contrario». Cosa cambia? Nel caso di una permuta, ossia di un vero e proprio scambio giocatore per giocatore e non di due operazioni separate (un club compra un giocatore e ne vende un altro al club da cui lo ha comprato, ovvero come sono sempre avvenuti gli scambi tra calciatori), i citati principi contabili stabiliscono che, qualora non sia possibile determinare un valore equo del bene (come nel caso dei calciatori) vada considerato il valore contabile netto. Spetta però sempre alle società e ai loro revisori stabilire se abbia luogo una permuta oppure due operazioni di compravendita.

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Uefa, la questione ammortamenti

L’altra questione sul tavolo era quella degli ammortamenti, sollevata dai lunghissimi contratti fatti firmare al Chelsea dall’inizio della gestione Bohely: record gli otto anni e mezzo per Mudryk, da gennaio 2023 al 30 giugno 2031. Scelta che permette, spalmando l’ammortamento su più anni, di abbassarne le quote annuali, dando un vantaggio rispetto alle società di Paesi dove c’è un limite più basso alla durata dei contratti: in Italia per esempio sono 5 anni. Non potendo modificare le leggi inglesi sulla durata dei contratti, la Uefa è intervenuta regolando gli ammortamenti: «L’ammortamento del cartellino del giocatore sarà limitato a cinque anni al fine di garantire la parità di trattamento di tutti i club. In caso di proroga del contratto, l’ammortamento può essere ripartito sulla durata del contratto prorogato, ma fino ad un massimo di cinque anni dalla data della proroga». I club inglesi potranno dunque continuare a sottoscrivere contratti di oltre cinque anni con i propri giocatori, ma dovranno ammortizzare il costo del cartellino in cinque anni, che potranno aumentare solo in caso di rinnovo.

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Sono ufficiali le nuove regole della Uefa sul Fair Play finanziario, riguardanti il trattamento contabile degli ammortamenti dei cartellini e degli scambi di calciatori tra club, con annesse plusvalenze. Novità che, come annunciato, sono state varate dal Comitato Esecutivo riunitosi ieri ed «entreranno in vigore il 1° luglio 2023», ovvero da sabato e dunque da questa sessione di mercato.

La montagna Uefa partorisce il topolino

Quali sono queste novità? Partiamo dalla questione scambi e plusvalenze, alla base delle vicende giudiziarie che hanno coinvolto la Juventus. «Per quanto riguarda le operazioni di scambio di calciatori, il regolamento precisa che spetta alle società valutare se un’operazione di trasferimento sia qualificabile come permuta, nel qual caso dovrà essere contabilizzata in linea con i principi contabili internazionali. Questo approccio mira a dissuadere che le operazioni di trasferimento avvengano con il solo intento di gonfiare artificialmente i profitti del trasferimento piuttosto che per scopi sportivi. Ora è richiesto che i revisori dei club confermino la corretta applicazione dei requisiti contabili descritti e segnalino eventuali discrepanze in caso contrario». Cosa cambia? Nel caso di una permuta, ossia di un vero e proprio scambio giocatore per giocatore e non di due operazioni separate (un club compra un giocatore e ne vende un altro al club da cui lo ha comprato, ovvero come sono sempre avvenuti gli scambi tra calciatori), i citati principi contabili stabiliscono che, qualora non sia possibile determinare un valore equo del bene (come nel caso dei calciatori) vada considerato il valore contabile netto. Spetta però sempre alle società e ai loro revisori stabilire se abbia luogo una permuta oppure due operazioni di compravendita.

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