Calciomercato Torino, Cairo prenda in fretta il bomber che serve

Una fatica immane in Coppa Italia per concretizzare un dominio netto: la necessità di un centravanti è un'urgenza, e non da ieri sera

Non vincere una partita del genere - spargendo fin d’ora mestizia anticipata sul solito Toro incompiuto e la sua istituzionalizzata mediocrità da mezza classifica e mini ambizioni - più che ingiusto e ferale sarebbe stato demenziale. Perché raramente si è visto nel calcio professionistico - al netto della differenza di categoria con la Feralpisalò, neopromossa in Serie B - un simile dominio con tiro al bersaglio non ripagato da una chiara affermazione nel punteggio.

Punteggio alla fine risicatissimo, e giusto perché Ilic ha finalmente fatto onore al suo talento serbo prendendosi - a pochi minuti dall’inizio di inquietanti tempi supplementari - la responsabilità di andare al tiro da fuori area e scardinare una porta che sembrava avesse un telo trasparente e respingente steso tra un palo e l’altro. Primo passo in Coppa Italia e appuntamento in autunno col Frosinone. Bene, bravi (fino a un certo punto), ma di sicuro non bis; almeno, non nella fatica immane sostenuta per concretizzare un dominio tanto netto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

La verità è che, alla fine della fiera, il problema del Toro è sempre quello: dare un senso, cioè trasformare in gol, la quantità e soprattutto la qualità del sistema Juric. Che ricorda la canzone di Tonino Carotone: gioco spumeggiante e vita intensa, ma felicità a momenti e futuro incerto.

Va bene che il giovane Pizzignacco, portierino (per età, non per altezza: è 1,90) ha fatto a lungo il fenomeno, tra interventi prodigiosi suoi e ciabattate allucinanti (o indecisioni, o cross da oratorio, o scelte sbagliate per la conclusione e l’ultimo passaggio) degli attaccanti granata. Ma ritrovarsi in parità prima a metà e poi quasi a fine partita – per giunta avendo dovuto affannosamente rimontare per un’amnesia di Ricci che ha ispirato Di Molfetta e il suo destro a giro – dopo essere entrati in area decine di volte e aver fallito almeno una dozzina di occasioni clamorose, stampandosi su due traverse a botta sicura, è una colpa, un difetto, un limite ormai atavico e a tratti grottesco; non un’attenuante.

Meno che mai pensando che l’unico potenziale bomber alternativo a Sanabria (incredibile un suo errore al tiro in avvio di ripresa, riscattato dal pallone rubato per armare il destro di Ilic) rimane il Pellegri dal fisico cagionevole poiché Cairo ancora non ha speso i soldi (che ha, per lungo e certosino accumulo pregresso) per fornire a Juric la punta vera che serve, anzi urge. E non da ieri sera.

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Non vincere una partita del genere - spargendo fin d’ora mestizia anticipata sul solito Toro incompiuto e la sua istituzionalizzata mediocrità da mezza classifica e mini ambizioni - più che ingiusto e ferale sarebbe stato demenziale. Perché raramente si è visto nel calcio professionistico - al netto della differenza di categoria con la Feralpisalò, neopromossa in Serie B - un simile dominio con tiro al bersaglio non ripagato da una chiara affermazione nel punteggio.

Punteggio alla fine risicatissimo, e giusto perché Ilic ha finalmente fatto onore al suo talento serbo prendendosi - a pochi minuti dall’inizio di inquietanti tempi supplementari - la responsabilità di andare al tiro da fuori area e scardinare una porta che sembrava avesse un telo trasparente e respingente steso tra un palo e l’altro. Primo passo in Coppa Italia e appuntamento in autunno col Frosinone. Bene, bravi (fino a un certo punto), ma di sicuro non bis; almeno, non nella fatica immane sostenuta per concretizzare un dominio tanto netto.

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